La strage dei bambini traditi dai loro genitori: senza più diritto ad avere un futuro

A Torre del Greco, un bimbo di 2 anni è annegato dopo essere stato gettato dalla mamma in mare. In provincia di Varese, un papà ha ucciso il figlio di 7 anni

Due storie sconvolgenti, avvenute a poca distanza di tempo l’una dall’altra, hanno dipinto di colori cupi queste festività natalizie: due piccoli angeli di 2 e di 7 anni sono volati in cielo per mano di chi aveva promesso di amarli e di proteggerli.

Torre del Greco, (Napoli), si apprende sul quotidiano il Mattino, secondo alcuni testimoni, alle ore 22.30 di domenica 2 gennaio, una mamma ha annegato il suo bambino di 2 anni gettandolo in mare, per poi tentare di farlo anch’essa, impedita dai soccorritori. La donna ha confessato di aver agito nella convinzione che il bambino soffrisse di ritardi mentali.

In provincia di Varese, è stato invece ucciso per mano del padre, il piccolo Daniele, 7 anni. L’uomo, ai domiciliari aveva chiesto di tenere il figlio per Capodanno. Il bambino, come riporta anche Affari Italiani, è stato ucciso con una coltellata alla gola, dopo essere stato stordito o soffocato. Accanto al corpo del piccolo, il padre omicida, ha lasciato un biglietto su cui era scritto che aveva ucciso il bimbo per vendetta nei confronti della ex moglie.

I figli sono la misura della nostra capacità di amare

Ogni volta che il mondo dell’informazione ci sbatte sotto agli occhi queste storie, un brivido freddo corre lungo la schiena e viene da chiedersi come sia possibile il compimento di atti così efferati nei confronti di chi abbiamo messo al mondo e con fiducia aspetta da noi solo amore. Ci interroghiamo ed osserviamo che il rispetto per la “Vita” è compromesso da comportamenti ed idee che la strumentalizzano e negano la sua sacralità.

L’uomo è tentato di appropriarsi del dono della vita. In tale maniera un figlio diviene alla stessa stregua di un oggetto di proprietà, verso il quale un genitore può arrogarsi il diritto di “dare” e di “togliere” il diritto di avere un futuro.

Vogliamo essere noi a scegliere il sesso del nascituro, il colore degli occhi, dei capelli e magari scartare il “prodotto” se non rispetta i canoni da noi prefissati. Il figlio, che sia di pancia o sia di cuore, non è più un dono da amare in ogni caso, ma è un mezzo da utilizzare per soddisfare le proprie esigenze, i nostri fini anche i più aberranti.

È successo a questi due piccoli angeli, traditi dai loro genitori mentre riponevano in loro la fiducia di essere protetti ed amati.

Questi atroci episodi aprono il profondo interrogativo su cosa rappresenti oggi un figlio: una persona da amare ed accudire? Un oggetto da esibire? Un giocattolo di cui ci si può stancare e a cui rinunciare se non rispetta i canoni che avevamo immaginato? Un mezzo per far soffrire una persona che si odia, per vendicarsi?

I figli biologici, affidatari o adottati, sono la misura della nostra capacità di amare. Un figlio non si sceglie, un figlio si ama.