Ma quel “diritto al bambino” non sta (laicamente) in piedi

cortecostituzionale 200La sentenza della Consulta sulla fecondazione artificiale eterologa è già stata esaminata giuridicamente su Avvenire.

Qui ci interessa focalizzare eticamente un solo aspetto, sul quale – e quasi rivolgiamo un appello – sarebbe fondamentale che si levassero diverse voci anche di intellettuali non credenti, perché la posta in gioco è la riduzione dell’uomo a cosa. Infatti, la sentenza dice che non si può vietare l’eterologa – con la quale si fabbricano bambini per darli a una coppia di genitori giuridici nella quale uno o entrambi non sono i genitori biologici dei bambini stessi – perché la scelta «di diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi», e perché «la determinazione di avere o meno un figlio […] non può che essere incoercibile, qualora non vulneri altri valori costituzionali».

In sostanza, qui è sotteso un concetto di “diritto al figlio” che non è laicamente ammissibile. Infatti, pur sottolineando che chi vede nell’eterologa la chance per avere un bambino va confortato con amicizia e con affetto, bisogna però evidenziare una cosa: mentre il desiderio di avere un figlio è assolutamente legittimo, viceversa un diritto al figlio è inaccettabile. Per dirla con Kant, mentre il valore delle cose è misurabile, la dignità delle persone è incommensurabile, cioè la loro preziosità è assoluta: ogni essere umano vale più di tutte le opere d’arte della terra messe insieme.

Abbiamo dimenticato questa nostra dignità, che ci innalza al di sopra di tutto l’universo! Perciò, Kant dice che l’essere umano va sempre trattato come fine e mai come semplice mezzo. A volte abbiamo diritto a prestazioni altrui, per esempio a quelle professionali, se le abbiamo pattuite (ma non è doveroso tutto ciò che viene pattuito: per esempio, se un accordo ci chiede di compiere un atto malvagio, come assassinare); ma, moralmente parlando, un diritto ad avere altre persone è inaccettabile: è anche (sebbene non solo) per questo motivo che è moralmente gravissima la schiavitù.

Similmente, è vietato il commercio di organi anche perché mercifica la persona: alcune parti dell’uomo sono trattate come se fossero oggetto del diritto di proprietà. Ora, se questo divieto vale per un pezzo dell’uomo, a maggior ragione deve vigere per la totalità dell’uomo stesso. Inoltre, la sentenza della Corte Costituzionale dice che la determinazione di avere un figlio è incoercibile «qualora non vulneri altri valori costituzionali». Ma l’eterologa ammessa dalla Consulta, pur escludendo l’anonimato di chi cede gameti propri, vìola appunto una serie di diritti del nascituro: quello di vivere coi suoi genitori biologici, dai quali i bambini vengono volutamente divisi; quello alla salute fisica e mentale (entrambe sono peggiori, dati alla mano, in percentuale molto significativa nei nati da eterologa). In questo modo, l’autodeterminazione degli adulti si esprime come diritto del più forte a scapito del più debole, il nascituro.