Mario Balotelli: dopo il mio abbandono, ora voglio vincere anche il Mondiale

balotelli-zittisce 200Io spero che questo sia il Mondiale dell’Italia non di Mario. Non mi interessa essere messo vicino a grandi star. Io voglio vincere il Mondiale”. L’intervento in conferenza stampa di Mario Balotelli è in linea con il senso di responsabilità con il quale Super Mario ha sempre vestito la maglia della Nazionale. In questo Mondiale anche in campo sta dimostrando che il suo obiettivo è dare il meglio di sé per portare l’Italia in finale.

Niente eccessi o atteggiamenti scorretti, solo grande concentrazione e gioco di squadra. Se poi dopo la vittoria dell’Italia contro l’Inghilterra, portando l’indice sulle labbra, rivolto ai tifosi avversari, Balotelli ha ribadito a gesti la frase di sempre “Adesso, zitti tutti!”, non è stato per offendere nessuno. Chi segue da tempo il giocatore del Milan, sa che quel gesto ormai è pura goliardia. Anche se forse dentro c’è il bisogno di un ex bambino abbandonato di prendersi la rivincita con il passato.

Per anni ha dovuto lottare contro la cattiveria di chi lo escludeva dal gruppo, perché nero, perché troppo vivace, perché diverso. E adesso è tempo di una riscossa morale rispetto a quei cori stupidi o forse soltanto rispetto ai vecchi fantasmi di un bambino angosciato dalla sua diversità. Mario è il bimbo che si colorava le mani con il pennarello rosa, che si lavava con l’acqua bollente sperando di ‘sbiancarsi’, lo stesso bimbo che alla maestra Tiziana chiedeva se «anche il suo cuore, dentro, era nero».

I dispetti ai compagni, i gesti di protesta che puntuali ricadevano solo su di lui erano le manifestazione esteriori della grande rabbia di un bimbo abbandonato dai genitori naturali e poi dimenticato. «Per 16 anni non ho neanche ricevuto una loro telefonata per il mio compleanno» ha detto una volta. Traumi che non passano neanche se a bilanciarli arriva l’amore di una nuova mamma e un nuovo papà. Silvia e Franco Balotelli hanno preso in affido il loro quarto figlio, Mario, fin dall’età di due anni.

Un bimbo abbandonato non dimentica né le sofferenze passate, né la donna che lo ha accolto tra le braccia quando aveva appena due anni, dandogli la vita una seconda volta. Sì perché il calciatore, che lo scorso 14 giugno ha fatto esultare l’Italia intera, inseguito dai giornali di mezzo mondo, osannato anche dai tifosi brasiliani, è nato con una malformazione intestinale che gli ha fatto passare il primo anno di vita in ospedale. Poi i genitori biologici lo hanno dato in affido. E la vita inizia a girar meglio, per il piccolo Mario.

Cresce con i tre fratelli, Corrado, Giovanni e Cristina; pratica tanto sport, inizia a farsi notare per le sue prodezze calcistiche, ma anche per la sua intemperanza. Per troppo tempo il prezzo di ogni conquista è sttao il razzismo stupido e gratuito nei campi di calcio. Contro il quale il rimedio era sempre e solo il caldo abbraccio di mamma Silvia. Un bambino abbandonato e insultato non dimentica. E adesso che può fare pace con la sua identità, Mario Balotelli ha bisogno dei tifosi avversari, per dire ai suoi demoni: «Zitti tutti, io sono Mario, e sono italiano. Sono nero e mi chiamo Balotelli, come coloro che mi hanno amato per quello che ero, quando non ero un fuoriclasse, ma solo un bambino».