Marocco. Orfani collocati negli stessi centri dei delinquenti

sbarreIn Marocco bambini orfani o vittime di abusi si ritrovano a volte in centri destinati a delinquenti e criminali. La causa? Molte volte la superficialità (dettata da ignoranza) dei giudici dei Tribunali per i Minorenni.

Non hanno nulla da rimproverarsi, perché devono vivere questo calvario?” si domanda Fatima El Ouafy, vicepresidente dell’associazione Osraty. “Loro” sono i bambini affidati dal Tribunale perché sono stati vittime di violenza all’interno della loro famiglia, o perché i loro genitori sono in carcere. Nessuna colpa, dunque, da espiare: non hanno commesso alcun crimine o reato eppure si ritrovano in questi centri a stretta sorveglianza, normalmente destinati a minorenni “in conflitto con la legge o in situazione difficile”.

Pertanto, come spiega Miloud Sefnaj, capo del servizio di tutela dell’infanzia all’interno del Ministero della Giustizia e dello Sport, la sistemazione in un centro simile (ne esistono venti in Marocco) “è l’ultima risorsa per i giudici”.

Il giudice minorile Fatima Ougadoum spiega che “il 50% di questi ‘depositi’ potrebbe essere evitato”. In effetti, il giudice potrebbe decidere di metterli sotto tutela, in un istituto di formazione professionale, un’associazione, un istituto privato. Eppure ciò non avviene. Perché?.

Ma allora perché condannare a un simile destino questi bambini? Una spiegazione sembra essere la mancanza di formazione dei giudici. “Non si sa perché – spiega Amina L’Malih, direttrice dell’associazione Bayti – ma può essere che i giudici non conoscano tutte le alternative”.

La stessa direttrice all’inizio di dicembre 2014 è dovuta intervenire per far uscire da un centro di sorveglianza una ragazzina che era stata destinata là dal tribunale di Beni Mellal: la sua “colpa”? Aveva appena perso i suoi genitori.

Una situazione  su cui il Consiglio Nazionale dei Diritti dell’uomo  nel 2013 ha già suonato il campanello d’allarme dimostrando che molti di questi collocamenti sono ingiustificati. “Quando i minori vengono mandati in questi centri – dice Ana Habiba Dahbi-  in attesa di una decisione del giudice, non capiscono perché sono bloccati: allora si sentono in colpa e credono di essere puniti quando sono vittime, magari, di stupro”.

“I giudici minorili pensano innanzitutto a questi centri  nonostante gli effetti negativi”, dice Fatima Ougadoum.

Quando vengono messi in questi centri, i minori (che a volte hanno 7, 8 o 9 anni) si ritrovano a stretto contatto con delinquenti o criminali. E Fatima El Ouafi è sicuro: ” A forza di ‘conviverci’ finiscono per prendere la stessa strada”.

Inoltre, a volte rimangono per anni, fino al diciottesimo anno di età.  Anche se l’articolo 37 della Convenzione sui diritti dell’infanzia stabilisce che la detenzione dovrebbe essere “il più breve possibile.”