Marocco, Salone della Kafala e l’Infanzia: i minori abbandonati e la grave questione delle coppie spagnole bloccate da un anno

La scorsa settimana vi abbiamo segnalato la decisione del governo marocchino(circolare N° 40 S/2 19 settembre 2012) che ha bloccato l’iter di tutte le adozioni internazionali riguardanti bimbi marocchini, anche quelle ormai ad un passo dalla definizione.

In questo clima difficile si è svolto dall’8 al 12 ottobre a Casablanca il Salone della Kafala e l’Infanzia, considerato uno dei peggiori di sempre per la location e l’assenza della Ministra della Solidarietà, della Famiglia e dello Sviluppo Sociale. Assolutamente importante è stata invece la presenza tra i relatori del giudice Mme Latifa Taoufik che ha partecipato attivamente non solo alle discussioni emerse durante la conferenza che l’ha vista tra le protagoniste, ma per la prima volta tramite lei il Ministero della Giustizia – tanto sotto accusa negli ultimi tempi – ha mandato qualcuno a rappresentarlo, in un momento molto cruciale a seguito della pubblicazione della circolare ministeriale.

Le conferenze non hanno portato notizie rilevanti, ripetendosi. L’unica novità è rappresentata dalla conferenza di sabato pomeriggio: “Presentazione delle raccomandazioni del Collettivo Kafala Maroc”, durante la quale alcune rappresentanti del Collettivo hanno appunto raccontato alla platea (composta soprattutto da avvocati) quello che Kafala ha fatto nel primo anno di vita e  le raccomandazioni oggetto del futuro lavoro di pressione sul governo, affinché modifichi la legge sulla kafala.

I dibattiti si sono concentrati moltissimo sulla famosa circolare con cui il Ministro della Giustizia Ramid intende interrompere le kafale con i non residenti in Marocco (siano essi stranieri o marocchini residenti all’estero). Questo riguarda in particolare l’incremento di minori abbandonati in Maroccole 44 famiglie spagnole bloccate da un anno.

La ricerca di Nadia Cherkaoui, psicologa e consulente ha mostrato per esempio come nel corso del tempo sia cresciuta la percentuale di bambini maschi abbandonati, passando dal 65,5% nel ’98 al 77% nel 2008 (per le femmine 34,5% nel ’98 e 23% nel 2008), mentre il tasso di disabilità pare sia rimasto invariato al 18,5%. Nel corso di un decennio le kafale si sono ridotte, passando dal 34,5% nel ’98 al 53% nel 2008. In un decennio 91.325 sono stati i bambini abbandonati in Marocco alla nascita e fino all’età di 5 anni.

Si è parlato ovviamente anche delle famiglie spagnole in un’attesa infinita e sfinente. Sono storie di donne che pur di non lasciare qui solo pure il bambino che è stato loro assegnato un anno fa e che considerano sin dal primo incontro il proprio figlio (così come quest’ultimo vede in lei la mamma), hanno poco a poco perso il lavoro per le tante assenze e pur di mantenersi in qualche modo hanno dovuto vendere la casa per stare qui.

Sono state davvero molto toccanti i racconti: le famiglie sono pronte a tutto, anche a trasferirsi e prendere il permesso di soggiorno qui ma questo rallenterebbe ulteriormente la procedura, inoltre dovrebbero avere un contratto di lavoro in Marocco.

Le buone notizie sono arrivate da Latifa Taoufik, collaboratrice del segretariato generale del Ministero della Giustizia che in risposta alle mille domande circa la circolare ministeriale pubblicata il 19 ottobre scorso ha dichiarato: “non bisogna porsi troppe domande sull’islam e sul rispetto dei precetti dell’islam da parte delle famiglie kafil perché questa è una questione tra il singolo individuo e Dio… i giudici e i procuratori devono solo limitarsi ad assicurarsi che tutti i documenti necessari per fare la kafala, compreso il certificato di conversione all’islam che gli adoul marocchini effettuano sia presente oppure no!.”

La ministra  ha “rassicurato” il Collettivo Kafala dicendo di non preoccuparsi, che la circolare non ha effetto di legge e che può essere in qualunque momento cambiata.