Mongolia: vedere con gli occhi, sentire con il cuore

UlaanBaatar, 15 Aprile 2011

Cari amici,

questa settimana voglio raccontarvi di un’esperienza che ho vissuto in prima persona proprio in questi ultimi giorni, e che è stata per me ricca di significato.

Nell’ambito della collaborazione che AiBi Mongolia ha con l’Istituto Kindergarden 58, ci occupiamo anche di reintegrazioni familiari; laddove il bambino/a si trova in Istituto non perché orfano, ma perché i suoi genitori o la sua mamma non possono momentaneamente occuparsi di lui, i nostri assistenti sociali elaborano per il bambino e la sua famiglia un progetto di vita  personalizzato, cosicchè la sua permanenza in Istituto non si trasformi in una situazione senza termine come invece, purtroppo, spesso accade qui in Mongolia.

In questo contesto qualche giorno fa ho avuto la grande opportunità di accompagnare uno dei nostri assistenti sociali in visita ad una famiglia  mongola che vive fuori città, in occasione di un incontro tra la famiglia, composta dalla mamma e dai nonni materni, ed i due fratellini ospiti del Kindergarden 58, un maschietto di 5 anni ed una femminuccia di 4 anni. Due bambini bellissimi, che durante il viaggio di andata in macchina -da UlaanBaatar al villaggio d’origine- non stavano fermi un minuto… contenti, stupiti di ogni minimo dettaglio osservato fuori dal finestrino, ma soprattutto felici di poter riabbracciare i nonni e la loro mamma. La signora, infatti, ha affidato i due bambini alle cure dell’Istituto non perché negligente  ma poiché, a causa delle violenze subite dal marito, il padre dei due bimbi, ha deciso di tornare a vivere a casa dei genitori, lasciando i bambini in Istituto in attesa di migliorare la propria situazione, ad oggi estremamente precaria.

Sono state tante le cose che mi hanno colpita ed emozionata in questa mia prima visita familiare.. per la prima volta sono infatti uscita dalla “moderna” UlaanBaatar per andare in un villaggio del countryside, poco distante geograficamente dalla città ma lontanissimo dal nostro immaginario di occidentali…un villaggio dove tutte le persone vivono ancora nelle gher,le tipiche tende dei nomadi mongoli, attrazione per i tanti turisti che vengono qui ma in realtà espressione di una grande povertà del Paese, diffusa tanto in campagna quanto più in città… Per  la prima volta sono entrata in una di queste gher, e li ho trovato la proverbiale ospitalità mongola, con la famiglia che ci ha subito offerto il tipico (e buonissimo!) tè al latte salato..Ma quello che mi ha colpito, più di tutto, sono stati i sorrisi dei due fratellini… vedere la loro felicità nel riabbracciare la mamma e i nonni, nel ricevere un dolcetto ed un succo di frutta come unico, prezioso regalo, nel poter correre ridendo fuori dalla loro tenda, approfittando di questi sprazzi di primavera che anche qui, in Mongolia, si stanno timidamente manifestando… vedere tutto questo è come se avesse “aggiunto” un senso in più, una motivazione in più, una carica in più alla mia presenza qui.

A presto,

Francesca