Other News

Adozione internazionale. America Latina. Santos “Chiuso in queste quattro mura, da 9 anni vedo gli altri andare via”

La sua mente è affollata da tanti “perché”. Si chiede cosa abbia fatto di sbagliato. O se non sia proprio lui quello “sbagliato”. Perché in fondo se è là, forse è perché se lo merita. Si merita di rimanere tra quelle quattro mura di un istituto dove la sua vita è sempre uguale. Scandita da quelli che sono diventati dei rituali. Ogni giorno le stesse attività con una ripetitività spersonalizzante tanto da farti realmente pensare di essere uno fra tanti. Anzi meno degli altri. Perché gli altri, hanno trovato una famiglia. Lui ancora no. Lui vede gli altri andare via, li saluta e si sente sempre più solo. Vede gli altri allontanarsi su un’auto con la “nuova” mamma e il “nuovo” papà, con tanti sogni da realizzare. I suoi, invece, rimangono ancora chiusi in fondo al cassetto.

Rdc. Comitato genitori adottivi. “Che Stato è quello che ci lascia da anni sospesi nel dolore per il testardo silenzio su ciò che sta accadendo ai nostri figli in Congo?”

Qual è la paura più grande per una mamma e un papà? Perdere il proprio bambino. E peggio (se può esserci una cosa peggiore), averlo lì… “a pochi passi”, quasi poterlo toccare con mano ma non poterlo tirare a se’, in una stretta protettiva strappandolo alla straziante solitudine di un istituto congolese. Uno stato di angosciante impotenza che una quarantina di genitori provano da due anni. Ora hanno preso carta e penna e scritto alle cariche più alte dello Stato.

Migranti. Perché si nascondono i dati delle donne e bambini che scappano dalle guerre?

Vi scrivo e chiedo il vostro aiuto in merito all’accoglienza di bambini e donne in fuga dalle guerre. Nel nostro territorio, a livello politico ma anche tra la gente comune, per giustificare il rifiuto dei profughi e la non accoglienza, si sostiene che la fuga dalle guerre non esiste, che le immagini che tutti vediamo sono create ad arte. – Risponde Diego Moretti (nella foto)

Firenze, la Cassazione dopo 2 anni toglie una bambina alla famiglia adottiva per darla allo zio

Figlia adottiva? Sì. Anzi, no. Si fa sempre in tempo a tornare indietro. E poco importa che la decisione viene presa sulla pelle dei bambini. Devono averla pensata così la Corte d’Appello di Firenze prima e la Corte di Cassazione dopo, nel momento in cui hanno deciso che una bambina che da 3 anni viveva con i suoi genitori adottivi doveva tornare nella sua famiglia biologica.

Salerno. Per i bimbi disabili niente più paura del dottore: alla Ludoteca INPS-Ai.Bi il premio speciale ‘Persona e Comunità’

Il progetto “Ludoteca Inps – INPS Salerno – sede di Salerno e Agenzia di Nocera Inferiore” – nato anche dalla collaborazione con Amici dei Bambini –  ha ottenuto il Premio Persona e Comunità conferito dal Centro Studi Cultura e SocietàA ritirare il riconoscimento, il 26 febbraio a Torino, sarà il dottor Giordano Fiore, funzionario dell’Inps di Salerno

Unioni civili. Gandolfini (Difendiamo i nostri figli) : “Il maxi emendamento è frutto di una strategia antidemocratica e di una cultura menzognera”

Il maxiemendamento su cui il Governo si appresta a porre la fiducia è frutto di una strategia antidemocratica e di una cultura menzogneraIl popolo del Family Day non si riconosce in esso e constata irritato che si è rimasti sordi alle sue richieste“, questo il netto giudizio del Presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, Massimo Gandolfini. “Un estremo appello alla coscienza dei parlamentari chiamati al voto: non si forza così la democrazia, negando ogni tipo di dialogo e di confronto: la strada delle bugie alla lunga non pagherà – conclude  Ce ne ricorderemo!

Unioni civili. Gandolfini (Difendiamo i nostri figli): “Se dal maxi-emendamento dovesse emergere un nuovo modello di famiglia, votarlo sarebbe un vero tradimento da parte di parlamentari che si definiscono cattolici”

Una legge inutile e ingiusta non può togliere spazio alle reali necessità dei cittadini. Massimo Gandolfini, portavoce del comitato “Difendiamo i nostri figli” torna così a denunciare il paradosso rappresentato dall’urgenza con cui il mondo politico punta all’approvazione del disegno di legge sulle unioni civili.