Rifiutarsi di vendere farmaci abortivi non è reato: il Tribunale di Gorizia assolve una farmacista

pillola-e-obiezione-di-coscienza-e1309796978125Rifiutare di vendere farmaci abortivi non è un reato, ma un diritto che rientra nell’obiezione di coscienza. Lo ha stabilito il Tribunale di Gorizia che, con una sentenza del 15 dicembre, ha assolto una farmacista imputata del reato di omissione o rifiuto di atti d’ufficio per essersi rifiutata di consegnare a una cliente il farmaco Norlevo, noto come “pillola del giorno dopo”, nonostante l’esibizione di una ricetta medica rilasciata con espressa indicazione di assumere il farmaco nella stessa giornata.

Il fatto è avvenuto nel 2013 durante il turno notturno della farmacista, collaboratrice di una farmacia comunale e quindi incaricata di un pubblico servizio. Per lei, il Pubblico Ministero aveva chiesto la condanna a 4 mesi di reclusione. Dopo 3 anni di procedimento penale il Tribunale di Gorizia ha assolto la donna, rifacendosi anche all’articolo 3 del codice deontologico dei farmacisti che afferma: “Il farmacista deve operare in piena autonomia e coscienza professionale conformemente ai principi etici e tenendo sempre presenti i diritti del malato e il rispetto per la vita”.

Soddisfatto della decisione del Tribunale di Gorizia Massimo Gandolfini, presidente del comitato “Difendiamo i nostri figli” che in una nota commenta: “Finalmente, dopo anni di silenzi e censure, è apparso chiaro a tutti che nessun professionista può essere costretto ad andare contro la propria coscienza con la minaccia della galera. La caccia deontologica agli obiettori non trova nessuna giustificazione, anche perché i dati, diffusi pochi giorni fa dal Ministero della Salute, mostrano la facilità di accesso all’acquisto di pillole abortive, consentito anche senza ricetta, che è infatti aumentato di circa il 400% dal 2012 a questa parte”. Gandolfini ringrazia in particolare l’avvocato Simone Pillon che, con i consulenti tecnici Bruno Mozzanega e Renzo Puccetti, ha assistito la farmacista.

A proposito della sentenza di assoluzione, Pillon parla di decisione giudiziale saggia ed equilibrata. “E’ stato un onore difendere una donna tanto umile quanto determinata – dice l’avvocato -. Il Tribunale ha sapientemente bilanciato i diritti costituzionali dell’imputata. Ora ci aspettiamo che il parlamento approvi nel più breve tempo possibile una norma che tuteli la libertà di coscienza, anche perché non possiamo lasciare al coraggio dei singoli, per quanto grande, il presidio dei più elementari principi etici e il rispetto della vita”.