Stati Uniti: l’adozione come prevenzione dell’aborto

“L’adozione internazionale è il regno del paradosso. Come conferma la situazione degli Stati Uniti: da un lato, ci sono centinaia di migliaia di bambini dichiarati adottabili e dall’altro è il Paese che, in assoluto, adotta di più all’estero” dice Marco Griffini, presidente di AiBi- Amici dei Bambini. Di seguito il testo della sua intervista pubblicata oggi su Avvenire:

Qual è il quadro del sistema adottivo Usa?

Il dato che ci ha stupito sono le dimensioni e la gravità del fenomeno dell’abbandono dei minori in quella che è la nazione più ricca del mondo. Con numeri spaventosi, una realtà che non sospettavamo

Perché così tanti bambini faticano a trovare una famiglia che li accolga?

Perché sono bambini difficili: sono passati da una famiglia affidataria all’altra, hanno sulla pelle anni e anni di assistenza. In alcuni casi sono stati adottati e poi abbandonati nuovamente.

Avete avuto difficoltà a entrare in contatto con i responsabili del “Foster care” statunitense?

Non è stato facile, l’amministrazione americana è molto rigida. Quando abbiamo esposto i nostri progetti alle autorità americane la loro reazione iniziale è stata di gran­de stupore. Ma come – dicevano – le nostre coppie vanno ad adottare all’estero e voi venite ad adottare qui. Poi, vista la nostra determinazione, hanno iniziato a prenderci sul serio e siamo riusciti a ottenere questo importante risultato.

Una delle linee su cui AiBi vuole agire negli States è l’adozione come alternativa all’aborto

Si tratta di una realtà culturale molto sviluppata negli Usa: la donna che non vuole o non può tenere con sé il bambino può darlo in adozione. Entrando in contatto con la famiglia adottiva. Il tutto è regolato dai tribunali, che fanno da garanti della relazione tra la madre naturale e la coppia che decide di prendersi cura del piccolo. È un modello interessante da seguire

 In che modo è possibile incentivare questo percorso in Italia?

Occorre combattere una battaglia a livello culturale: far capire che il figlio non voluto, o che non puoi tenere con te, può diventare un dono per un’altra famiglia. Per farlo però occorre una revisione del sistema dei consultori. Per questo intendiamo portare in Italia l’esperienza e le conoscenze americane.

 

Per Marco Griffini, presidente di AiBi, occorre combattere una battaglia culturale: „Far capire che il figlio non voluto può diventare un dono”.