Sterilità: come fare scoprire che una disgrazia può custodire una grazia?

Cara Ai.Bi., buongiorno!
Ho letto l’articolo sulla mamma adottiva che si dice felice di non aver potuto avere figli biologici perché solo così ha avuto modo di accogliere suo figlio. Anch’io ho adottato una bambina e ammetto di aver tratto spunto dall’articolo per una profonda riflessione sulla mia esperienza e quella di questa donna, trovandole piuttosto simili. Io, infatti, ho sempre desiderato adottare fin da giovanissima. Ma capisco che non tutti si sentano pronti a intraprendere questo percorso. Sinceramente credo che forse, proprio per far capire che “una disgrazia può custodire una grazia”, bisognerebbe aiutare le persone “titubanti” a fare una concreta e – scusatemi per la provocazione – “egoistica” valutazione dei propri interessi. In altre parole: “Siete sicuri che volete rischiare la vita con una fecondazione assistita e, in caso di insuccesso, rassegnarvi a vivere senza amore, né dato né ricevuto?” Non credete che chi compie questa scelta dimostri di essere solo egoista e di non saper guardare al di là della filiazione biologica?

Grazie per l’attenzione,

Emanuela

 

 

 RITRATTO-MARCO-GRIFFINI2001Cara Emanuela,

grazie per averci sottoposto la tua domanda su una questione tanto importante. Hai detto bene: “una concreta valutazione dei propri interessi”. Prima di proporsi realmente come aspiranti genitori adottivi, una coppia dovrebbe fare un’analisi interiore, chiedendosi che cosa la spinge a intraprendere la strada dell’adozione. Se la risposta è “il desiderio di avere un figlio”, ciò significa probabilmente che la coppia vuole colmare un proprio vuoto, rappresentato dal non essere riuscita ad avere un bambino biologicamente. Tale scelta, molto spesso, non tiene in considerazione la situazione, il dramma, del bambino abbandonato.

L’adozione, invece, è proprio questo: salvare un bambino dall’abbandono, restituire a un figlio il diritto di tornare a sentirsi tale. Chi vuole adottare consapevolmente lo fa animato da questo desiderio, quello di ridare una famiglia a un minore che l’ha persa, perché orfano oppure rifiutato dai suoi genitori biologici.

Da questo dato di fatto, discendono due dirette conseguenze. La prima: la nostra non è una condanna a priori dell’eterologa. Anzi, ben venga questa per quelle coppie che si attivano animate dalla voglia di avere un figlio per colmare un proprio vuoto. Non le possiamo tacciare freddamente di egoismo: se quello è il desiderio che sentono dentro di sé, perseguano pure la strada della fecondazione eterologa, con i vantaggi (l’economicità) e gli svantaggi (le percentuali di successo molto basse) che questa comporta. La seconda: una riflessione consapevole aiuta a effettuare una sorta di “selezione naturale” tra le coppie. Quella selezione che oggi viene fatta, con tempi lunghissimi e modi da vero e proprio “processo”, da parte dei Tribunali per i Minorenni, avverrebbe invece automaticamente. Chi desidera adottare animato dal desiderio di salvare un bambino dall’abbandono è già per questo idoneo a intraprendere la strada dell’adozione.

In tutto questo, ovviamente, un ente come Amici dei Bambini non lascia sole le coppie nella loro scelta. I corsi informativi, il primo contatto tra la coppia e la realtà dell’adozione, sono fatti anche per accompagnare gli aspiranti genitori in una riflessione che conduca a una scelta consapevole.

Un caro saluto,

 

Marco Griffini

Presidente di Amici dei Bambini