Tanti piccoli ritardi che, sommati, diventano anni: ma perché l’adozione è un percorso a ostacoli?

abusi2I bambini che vivono in istituto nell’attesa di essere adottati, per alcuni Tribunali dei Minori italiani possono aspettare.  (Non citiamo, in questa sede, il nome della città in cui si è svolta la vicenda, per evitare ritorsioni sulla famiglia, ma siamo in grado di fornire i dettagli alle autorità competenti). I dipendenti dei Tribunali hanno diritto alle ferie e «come si sa, agosto è un mese dove tutto è fermo». Parola del giudice minorile a una coppia che, già in possesso del decreto di idoneità, attende il nuovo decreto dopo aver chiesto un’integrazione rispetto al numero di bambini da adottare.

La storia è questa. Gli aspiranti genitori hanno deciso di accogliere non più un solo bambino, ma due o anche tre. Perché possano dare mandato a un ente accreditato occorre tuttavia fare un ulteriore passaggio burocratico. Un nuovo decreto che riporti la nuova disponibilità per il numero di bambini data dalla famiglia. E così i tempi si allungano. Per legge di altri due mesi, nel caso specifico il rischio è di dover attendere cinque mesi. Che si sommano a quasi due anni di lungaggini burocratiche e ping pong tra enti e uffici.  Al telefono Lisa (nome di fantasia)  si sfoga: «E’ una giungla. Solo per capire chi doveva fare cosa ho perso intere mattinate. Io sono senza macchina e non posso chiedere a mio marito che lavora dodici ore al giorno di accompagnarmi. Per ottenere il certificato di sana  e robusta costituzione psicofisica ho girato come una trottola tra quattro strutture. Ognuna diceva che non era competente, senza però darmi informazioni precise».

E aggiunge: «Ho dovuto scoprire da sola che, per esempio, esami del sangue e visite mediche e psicologiche sono gratis per chi adotta. Purché il medico curante segni sulla ricetta il codice “I01”. Ma nessuno te lo dice». Lisa e il marito hanno dovuto combattere anche con la sciatteria e le disattenzioni di molti. I servizi sociali hanno impiegato sei mesi per inviare al Tribunale la relazione psicologica necessaria per il rilascio del decreto di idoneità, poi la richiesta di integrazione della coppia è rimasta ad ammuffire nella cancelleria del Tribunale. Quando Lisa si è presentata dal giudice per sapere a che punto fosse la pratica, ha scoperto che nel fascicolo non c’era. Perché appunto era rimasta in cancelleria. Al giudice che le ha detto Tranquilla, qui non perdiamo nulla, Lisa risponde: «Noi e i nostri bambini abbiamo perso almeno un anno».

Adesso l’ultimo paradosso. Il nuovo decreto di idoneità è stato approvato, Lisa lo ha saputo andando di persona in Tribunale, ma il decreto deve essere spedito a casa. Sono passati più di dieci giorni e il postino non ha ancora bussato alla porta.  Lisa però è ottimista: «Abbiamo aspettato tanto, ma so che stiamo per realizzare il nostro sogno di famiglia. Per scaramanzia non ho tinteggiato nemmeno la cameretta, ma spero che presto arrivi il giorno in cui abbracceremo i nostri  figli!».