Tanzania: “erutta il vulcano, a morte i bambini albini”

“Dopo che il vulcano ha eruttato sul Monte Fako, un capo tribù è andato alla radio dicendo: per placarlo è necessario sacrificare una pecora e un albino, ai piedi della montagna”.
Questa è la testimonianza riportata dal quotidiano spagnolo El Pais durante un’intervista a due fratelli albini ora rifugiati a Madrid.

Ad oggi l’uccisione degli albini in Africa è un fenomeno limitato e relegato solo ad alcuni paesi, ma è una cosa spaventosa che vede spesso vittime i bambini.
L’ONG canadese “Under the Same Sun” (Sotto lo stesso Sole) ha pubblicato nel maggio scorso una relazione in cui vengono messi in evidenza i dati relativi alla situazione degli albini in Africa. Negli ultimi due anni in Tanzania si sono verificati 57 omicidi di albini, mentre nel vicino Burundi sono stati 14 gli omicidi commessi ai danni di persone albine.
La polizia di stato del Burundi ha descritto questa come una vera e propria mattanza, legata al mercato illegale della stregoneria. A causa del traffico di organi, utilizzati poi per riti di stregoneria, pochi mesi fa il corpo di una bambina di quattro anni è stato trovato fatto a pezzi.

Indipendentemente dalle macabre morti che si verificano in Africa (dove c’è una percentuale di persone albine superiore rispetto a quella europea a causa della consanguineità, uno ogni 4.000 persone rispetto a uno su 20.000) il problema è anche la quasi totale mancanza di risorse sanitarie per proteggere la pelle.

Il Sudafrica è uno dei pochi paesi che riconoscono l’albinismo come un handicap e spende dei soldi per prevenire il problema. Altrove la situazione è drammatica. L’aspettativa di vita di un africano albino, senza protezione o trattamenti sanitari è di 20-30 anni.