Tavolo rotondo sulla situazione dei care leavers in Moldova

Più organizzazioni di profilo si sono riunite il 26 giugno, per discutere dei problemi che riscontrano i giovani all’uscita dagli istituti. L’evento dal titolo ”Sostegno ai giovani in uscita dalle istituzioni residenziali: modelli esistenti e sfide del sistema” è stato organizzato dal Governo della Repubblica Moldova, il Segretariato permanente per la protezione dei diritti del bambino, l’Unicef, rappresentanti per la cooperazione regionale nel campo dei diritti del bambino con mandato per la Romania, Bulgaria e Moldova presso l’Ambasciata della Francia in Moldova ed altre ONG attive nel campo.
Nell’ambito della riunione sono stati presenti, oltre ai rappresentanti della società civile, anche responsabili dal Ministero della Protezione Sociale e della famiglia, Ministero dell’Educazione, Direzione Municipale per la Protezione dei Diritti del Bambino, direttori ed educatori delle 55 istituzioni residenziali del paese, nonché giovani ragazzi che si preparano all’uscita dalle dette strutture.
Questi ultimi hanno parlato davanti ai presenti, raccontando le proprie testimonianze, vissuti e problemi riscontrati durante la permanenza nell’istituto e nel processo di immatricolazione alle istituzioni di studi superiori.
Tra i presenti anche l’associazione Amici dei Bambini, Moldova ed il Centro Servizi Sociali al Bambino ed alla Famiglia rappresentato dal direttore Viorica Matas, che ha presentato gli esiti dello studio realizzato l’anno scorso, sulla situazione dei care leavers, nell’ambito del progetto “Consolidamento delle capacità delle ONG ed APL della Repubblica Moldova ed Ucraina, in vista dell’inclusione sociale dei care leavers”, implementato da AiBi, Moldova.
Dallo studio risulta che i giovani care leavers non sono del tutto preparati a lasciare il sistema residenziale, perché non hanno le abilità elementari, non hanno seguito corsi di orientamento professionale, non sanno a chi fare riferimento per chiedere aiuto o consigli e, purtroppo, tanti di loro non hanno nemmeno un posto dove tornare. Lo stesso studio/ricerca rivela che, nonostante gli studi di specialità che seguono ulteriormente i ragazzi, le loro difficoltà legate all’assunzione al lavoro, rimangono tuttora irrisolte, visto che sono pochissimi i datori di lavoro disposti ad assumere un giovane di 16 o 17 anni.
I ragazzi presenti alle discussioni hanno parlato anche delle discriminazioni che sono costretti ad affrontare. Se hanno stabilito lo statuto di bambino orfano, all’uscita dalle istituzioni residenziali, lo stato offre loro un aiuto economico, in somma di 5000 lei. Invece, per i ragazzi che provengono da famiglie povere, tale supporto non è previsto.
Oltre a questo, il problema maggiore dei care leavers è legato alla mancanza di un’abitazione. La maggior parte non hanno un’abitazione, mentre coloro che riescono ad iscriversi agli studi, possono usufruire di un alloggio offerto dalle istituzioni d’insegnamento.
Secondo i dati del Ministero dell’Educazione, nel 2012, nelle istituzionalizzati residenziali ci sono 4664 minori, mentre il numero dei care leavers è di 799. Di questi, il 27% sono tornati nelle località natali, 7% hanno deciso di continuare gli studi presso diversi licei di specialità, altri circa 200 care leavers si sono iscritti ai collegi, mentre la maggior parte di loro, ovvero circa 550 alunni, hanno scelto una scuola professionale, però non necessariamente per conseguire un mestiere.
Per quanto riguarda la situazione dei ragazzi che sono usciti dagli istituti, negli anni scorsi, la Direzione Municipale per la Protezione dei Diritti del Bambino, ha presentato un report dal quale risulta che, dai 290 giovani tornati nelle località natali, 13 si sono sposati e di questi, purtroppo, 3 hanno già divorziato. Il numero dei bambini nati in seguito a questi matrimoni è di 24, di cui 12 minori sono stati istituzionalizzati ed ulteriormente, adottati da altre famiglie.
All’incontro si è parlato anche della Strategia Nazionale per la riorganizzazione delle istituzioni residenziali, in base alla quale, fino al 2012, il numero dei minori collocati nelle dette strutture è praticamente dimezzato, grazie agli interventi ed ai servizi offerti negli ultimi 6 anni dalle ONG in collaborazione con gli organi competenti in materia di protezione dei diritti del minore.

Tatiana Cocias
Ufficio Stampa
AiBi, Moldova