Unioni civili. Quali conseguenze avrebbe il ddl Cirinnà sull’adozione internazionale?

lacrime-adozioniUna legge che mette in pericolo il futuro di migliaia di minori fuori famiglia in Italia e di milioni di bambini abbandonati nel mondo. Il disegno di legge Cirinnà, aprendo la strada, attraverso la stepchild adoption, all’adozione per le coppie omosessuali e al ricorso alla disumana pratica dell’utero in affitto, non va certo incontro ai diritti dei bambini. Anzi, a giudicare dall’attuale situazione dell’adozione e ai recenti rapporti tra alcuni dei Paesi di origine e di destinazione dei minori adottati, il ddl sulle unioni civili pare andare esattamente nella direzione opposta.

A lanciare l’allarme è stato il presidente di Amici dei Bambini Marco Griffini in un’intervista rilasciata al quotidiano “Avvenire”. “Prima vengono i diritti dei bambini che sono abbandonati – ha detto il numero uno di Ai.Bi. -, mentre non lo sono i minori che vivono in 529 coppie omosessuali. E la disciplina giuridica già permette di sistemare i loro casi in poco tempo”. Quelle 529 coppie sono le uniche che – secondo i dati emersi dal censimento più recente, quello del 2011 – si sono dichiarate omosessuali conviventi e mantengono il figlio biologico minorenne di uno dei due partner. Insomma, come denunciato da Griffini, l’attuale dibattito sul ddl Cirinnà è “strumentale e interessa solo pochi adulti”.

Prioritario sarebbe invece, per il governo, dedicarsi “ai 35mila minori che in Italia vivono fuori da una famiglia” e non intraprendere percorsi legislativi che rischierebbero di deteriorare ulteriormente la situazione delle adozioni internazionali in Italia.

Queste ultime si sono già dimezzate nel breve volgere di 5 anni, passando dagli oltre 4mila minori stranieri accolti del 2010 ai circa 2mila stimati per il 2015. Una situazione che andrebbe a peggiorare nel caso in cui il nostro Parlamento desse il via libera alle adozioni per le coppie omosessuali.

A far temere il peggio, in questo caso, è la storia recente dei rapporti tra alcuni Paesi di origine dei minori e alcuni di quelli di destinazione in cui l’adozione gay ha già avuto il semaforo verde.

Emblematico il caso della Russia. Il Cremlino ha deciso di non concedere più l’adozione dei suoi minori abbandonati alle coppie, anche eterosessuali, provenienti da quei Paesi in cui è autorizzato il matrimonio omosessuale. Questo ha portato alla chiusura delle adozioni internazionali verso Paesi tradizionalmente accoglienti, quali ad esempio Stati Uniti, Francia e Spagna. Con Madrid c’è poi stato un “disgelo”, solo a seguito di un nuovo accordo bilaterale in cui si è precisato che l’adozione dei minori russi sarebbe stata possibile solo per le coppie eterosessuali e non per i single o le coppie gay.

Drammatico il caso della Repubblica Democratica del Congo. Il governo di Kinshasa il 25 settembre 2013 ha bloccato l’emissione dei visti di uscita per i minori adottati da famiglie straniere. Lasciando così in una situazione di stallo e di angosciosa attesa anche circa 150  famiglie italiane con bambini già adottati. La decisione del governo congolese scaturì proprio dal fatto che un cittadino canadese, dichiaratosi single, dopo aver adottato un minore del Paese africano, tornò nel suo Paese e, insieme al compagno omosessuale, “celebrò” la sua adozione non come single, ma come membro di una coppia gay. Cosa che non venne digerita dalle autorità di Kinshasa che decisero per la moratoria sulle adozioni internazionali, non ancora superata due anni e mezzo dopo la vicenda.

 

Fonte: Avvenire