VIII Giornata Spiritualità Ai.Bi.: dalla salvezza di Mosè al tradimento di Giuda

mosèSi è svolta ieri al Piccolo Paese del Lago di Monte Colombo, l’VIII Giornata di Studio e confronto per una spiritualità dell’adozione organizzata da Ai.Bi. che ha visto la figura di Mosè al centro della riflessione.

Grazie alla vicenda di Mosè, è stato possibile rileggere l’esperienza di ogni genitore adottivo e di ogni figlio accolto e capire che cos’è e cosa vi e’ in ogni adozione: la salvezza non solo per sé ma anche per un “popolo” che oggi sta diventando sempre più numeroso: il popolo dei nuovi “schiavi”, gli abbandonati dall’uomo.

“Mosè è un bambino abbandonato salvato dall’adozione ma è anche un adulto che ha avuto una missione: condurre a salvezza il popolo degli schiavi. Mosè è anche Ai.Bi., la sua storia incarnata nei volontari, collaboratori e figli, spiega Marco Griffini, suo intervento introduttivo.

“Di fronte all’ingiustizia dell’abbandono di un bambino nessuno è libero”. La nostra libertà umana di dire si o no al progetto di Dio, l’abbiamo persa nel momento in cui ci è stata donata la grazia dell’accoglienza. Per noi genitori la grazia oramai nota della sterilità feconda; per i nostri figli la grazia della speranza contro ogni speranza; una grazia particolare donata dal Padre ad ogni figlio che viene abbandonato, la stessa grazia di Gesù in croce!.

Don Saulo Monti (Docente di teologia trinitaria presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano) nel suo intervento ha proposto, invece,  una lettura teologico – narrativa della figura di Mosè.

“La figura di Mosè si pone tra mito e storia, leggenda e realtà, nella sua vita si intrecciano adozione e missione. Mosè salvato, sottratto, al caos incombente della morte e della distruzione, regista e stratega di una ben altra estrazione e sottrazione salvifica e vitale. Camminare con Mosè significa implorare il suo pensiero, penetrare nel mistero della vita e della morte”.

Con la relazione di Don Alberto Cozzi (Docente di teologia sistematica presso la Facoltà dell’Italia settentrionale di Milano), l’attenzione della Giornata si è invece focalizzata sulla funzione mediatrice di ogni genitore, tanto più dei genitori adottivi.

Ogni bambino abbandonato ha diritto ad una famiglia che prenda la mano di Dio e lo aiuti a mettere il timbro della salvezza. Mosè è un personaggio importante, è il mediatore, patisce lo scambio tra Dio e il Popolo e volendolo fino in fondo introduce nella storia la grazia di Dio. Fin dove Dio ci vuole bene? Fino dove io sono disposto ad arrivare. La mediazione riuscita è quella in cui l’uomo accoglie Dio tanto quanto questi si dona e gli permette così di portarlo alla sua verità compiuta.

Se tu genitore adottivo lo vuoi veramente, Dio ti mostrerà la strada e ti aiuterà sin dove tu vuoi arrivare”.

Don Maurizio Chiodi (Consigliere spirituale Associazione La Pietra Scartata Docente di teologia morale presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale di Milano), partendo dalla vicenda di Mosè ha proposto un’attenta analisi di quelle che sono le differenze fra le culture nelle dinamiche dell’adozione.

“L’adozione internazionale è l’accettazione di una sfida difficile, i genitori sono come mediatori culturali, si aprono a delle relazioni interculturali. Partendo dalle differenze culturali, è possibile l’accoglienza. E’ possibile attraversare la differenza facendone un luogo di fraternità.

Nell’adozione internazionale c’è in gioco una traduzione, si accoglie un figlio abbandonato che per nascita apparteneva ad una cultura e lo si “trasporta” in un’altra cultura.

Al desiderio iniziale di adottare corrisponde un compito difficile, come chi deve tradurre da una cultura all’altra un bambino abbandonato. Compito del genitore adottivo è educare. Educare per un padre e per una madre è andare fino in fondo; è testimoniare ciò per cui vale la pena spendere la vita. L’educazione non è sterile è la capacità di spendersi per ciò che è buono”.

Marco Griffini conclude la giornata anticipando il tema della spiritualità del prossimo anno: “i nostri figli prima di ricevere il dono dell’adozione hanno subìto un tradimento, l’essere stati abbandonati. La grazia che viene concessa ad un bambino quando è abbandonato, permette di aprire il proprio progetto di salvezza; ma per arrivare alla salvezza definitiva occorrerà ripercorrere un altro tradimento: quello di Giuda. Il suo atto, è stato dettato dalla sfiducia, dalla ribellione o è stato un folle atto d’amore? Gesù dice a Giuda, ciò che devi fare fallo al più presto. Da qui ripartiremo il prossimo anno”.