«Contro l’ARAI è in moto una macchina del fango»

Enzo scrive:
La macchina del fango messa in moto nei confronti dell’ARAI è sotto gli occhi di tutti. Attaccare frontalmente l’ARAI definendola “esempio particolarmente negativo di inefficienza” ed insinuare il dubbio del torbido (“Sarebbe estremamente interessante sapere come ARAI ha speso i fondi stanziati”) si commenta da sé ed è un clamoroso autogol per un’associazione che dichiara di avere a cuore il futuro dei bambini ed ispirarsi a valori cristiani.
Ricordo a chi ha scritto l’articolo che l’efficienza è anche “Competenza e prontezza nell’assolvere le proprie mansioni” e in economia è “l’espressione come risultato in percentuale rispetto a ciò che potrebbe essere il risultato ideale, ponendo questo come 100%”.
Le numerose risposte di genitori adottivi lette finora, che vanno in un’unica direzione e a cui mi associo pienamente, rappresentano la migliore testimonianza dello splendido operato dell’ARAI e della sua EFFICIENZA nel raggiungere il “risultato ideale”: la riuscita dell’adozione.

Caro Enzo,

come lei evidenzia, a seguito della pubblicazione di un articolo sul nostro sito, diversi lettori del nostro sito e del Forum hanno preso in questi giorni posizioni difensive sull’operato di ARAI. Ringraziamo tutti per il contributo al dibattito e, nel rispondere a lei, ci poniamo l’obiettivo di rispondere anche a loro.Innanzitutto teniamo a puntualizzare che in nessun modo abbiamo inteso, né intendiamo ora, mettere in discussione la bontà del servizio offerto da ARAI: non ne conosciamo nel dettaglio i contenuti specifici e non possiamo fare altro che prendere per buoni i commenti di coloro che, come lei, ci dicono che si tratta di un servizio di qualità.

Il punto che mettiamo in discussione è viceversa un altro. L’agenzia ARAI, grazie ai finanziamenti pubblici, può contare su disponibilità economiche maggiori rispetto a un ente privato. ARAI infatti percepisce contributi pubblici decisamente consistenti, innanzitutto 1milione di euro da parte della Regione Piemonte di cui è emanazione.  Inoltre le Convenzioni con le Regioni Liguria e Val D’Aosta stabiliscono per ARAI un finanziamento annuo ulteriore rispettivamente di 100mila e di 30mila euro. Un totale di 1 milione e 130mila euro. 

Ciò senza contare la quota richiesta da ARAI alle coppie, a parziale copertura dei costi Italia ed estero, che varia da un minimo di 6mila a un massimo di 10mila euro (Fonte: sito ARAI), che, moltiplicati per la cifra di 33 adozioni realizzate nel 2011, determinano un ulteriore finanziamento dell’attività dell’Ente tra i 200mila e i 330mila euro (ipotizziamo 270mila per semplicità).Quindi in base ai dati disponibili ARAI può contare, su base annua, su circa 1 milione e 400mila euro di finanziamento totale.

Questo determina una situazione di disequilibrio, infatti tanto ARAI quanto gli Enti Autorizzati erogano un servizio pubblico avente i medesimi requisiti. Non si comprende per quale motivo ARAI debba essere finanziata, mentre gli enti privati che operano nella Regione Piemonte no.

Lasciamo poi ai lettori le considerazioni sull’efficienza dell’ente piemontese. Se infatti, come noto, le adozioni internazionali realizzate in Italia con enti privati hanno un costo che varia dai 15 ai 20mila euro a seconda del Paese in cui si adotta, è facile fare un confronto: presi i dati disponibili, la cifra di 1 milione e 400 mila euro di finanziamento, suddivisa per 33 adozioni internazionali, dà come risultato un costo per adozione pari a oltre 40mila euro, più del doppio della spesa media presso un ente privato.

Come già dicevamo nel precedente articolo, sarebbe estremamente interessante sapere come ARAI ha speso i fondi stanziati. Con questo non stiamo insinuando il “dubbio del torbido”, per usare le sue parole, ma semplicemente evidenziamo che non è possibile farlo, visto che il Bilancio consuntivo dell’Agenzia non è disponibile sul sito web. In tal senso ribadiamo il nostro invito a renderlo consultabile e la nostra piena disponibilità a confrontarci sull’argomento, anche eventualmente facendo un parallelo tra le diverse voci di costo di Ai.Bi. (che invece pubblica e certifica il proprio bilancio) e quelle dell’ente in oggetto.

Volendo trarre una conclusione, in tempi di profonda crisi economica riteniamo uno spreco realizzare con soldi pubblici (e privati) un numero così limitato di adozioni.

Peraltro l’interesse del minore resta per noi prioritario e superiore a quello di coloro che, nei loro commenti e messaggi, ci segnalano che grazie ad ARAI (o meglio sarebbe dire grazie ai soldi pubblici destinati ad ARAI) hanno sostenuto costi inferiori, o di quelli che ci fanno presente che in ARAI lavorano “padri di famiglia” che potrebbero essere danneggiati dalla nostra proposta di modificare la Legge sulle Adozioni Internazionali. 

Su quest’ultimo punto giova sottolineare che gli enti privati gestiscono le proprie attività grazie al lavoro di dipendenti che sono pagati decisamente meno di quelli degli Enti Regionali e, ciò nonostante, riescono a trovare una famiglia a un maggior numero di minori abbandonati. Basti solo dire che la direttrice di ARAI, Anna M. Colella, gode di un trattamento economico fondamentale di 90mila euro e di una retribuzione di risultato fino a 22mila e 500 euro. Invece il direttore generale di Ai.Bi., Antonio Crinò, gode di un trattamento economico fondamentale di 44mila euro e di una retribuzione di risultato pari a zero. Meno della metà, nel migliore dei casi.

Un cordiale saluto.

Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini