Kenya. Così Ai.Bi. salva bambine e ragazze dalla mutilazione genitale femminile (FGM)

Ospitate in istituti come Shelter e Vijiji, le bimbe sono accompagnate in un percorso di reintegrazione famigliare. #Continuiamodaibambini

In Kenya la proibizione della mutilazione genitale femminile (FGM) è stata approvata con un atto del parlamento il 30 settembre 2011 e convertita in legge il 4 ottobre dello stesso anno. L’FGM deve quindi essere denunciata ed è penalmente perseguibile. La denucia viene fatta spesso dalle stesse ragazze o da membri della comunità, di solito viene esposta alla polizia locale o al sindaco, che hanno l’autorità di arrestare immediatamente i colpevoli. La vittima viene invece accolta in un apposito istituto e messa in salvo, curata e protetta.

I centri possono essere pubblici (pochi) o privati. Tra questi ci sono realtà come gli istituti Vijiji e Shelter, con cui Ai.Bi. – Amici dei Bambini collabora nel Paese. In questi centri i bambini e le ragazze seguono un programma di supporto psico-sociale e di formazione educativa. In seguito l’istituto dovrà rintracciare la famiglia di origine della bambina o della ragazza e si occuperà di facilitare la reintegrazione e la riconciliazione famigliare.

Kenya. Le bambine e la mutilazione genitale femminile: il processo di reintegrazione

Durante il processo di reintegrazione vengono opportunamente informati e sensibilizzati i genitori e i famigliari, oltre che il minore, sui diritti dei bambini e sulla perseguibilità penale di crimini come la mutilazione genitale femminile. Una volta che il rischio del ricorso a FGM è appurato come nulo, la bambina o la ragazza può essere riunita alla famiglia d’origine, ma questo avviene solo dopo l’approvazione da parte dell’ufficio per i minori (SCCO) e la famiglia viene costantemente monitorata sui progressi.

La stessa procedura viene seguita in caso di rischio o intezione di far sposare una bambina o una ragazza di età inferiore ai 18 anni. Uno dei problemi è che quasi mai si arriva a infliggere una pena ai colpevoli poiché, per depositare il caso in corte, servono testimoni che quasi mai vogliono presenziare in aula, dato che andrebbero contro alla propria famiglia o comunità.

L’FGM è una pratica ancora in uso sopratutto tra le comunità somale e Maasai che vivono in campagna, dove cultura e tradizione, come anche l’autorevolezza degli anziani, sono molto forti e andare contro alla propria famiglia o comuntà rende il testimone un ‘’emarginato’’ non più accettato dai propri congiunti.

Anche tu puoi sostenere le attività di Ai.Bi – Amici dei Bambini in Kenya. Con una donazione alla campagna “#Continuiamodaibambini. L’accoglienza non si ferma” puoi mettere il tuo personale “mattoncino” per costruire il futuro di queste ragazze. Non lasciamole sole.

Dona subito: https://www.aibi.it/ita/continuiamo-dai-bambini/