Affido. “La mia famiglia affidataria mi ha salvato la vita”. La storia a lieto fine di Davide

Il racconto al quotidiano La Stampa. Oggi aiuta i care leaver a raggiungere l’autonomia

L’affido non è solo Bibbiano. L’affido significa, soprattutto, storie positive. Di riscatto. Di amore. Storie che, pur narrando la semplice quotidianità, alle volte, balzano anche alla ribalta delle cronache. Come quella di Davide, giovane di 23 anni e membro dell’associazione Agevolando, che, lo scorso 21 novembre, ha raccontato la sua vicenda al quotidiano La Stampa di Torino.

“I miei genitori affidatari? Mi hanno salvato la vita”, ha spiegato. Figlio di una coppia con disabilità, Davide ha vissuto un’infanzia difficile. “Mio padre non sapeva gestire il denaro. Mia madre non sapeva affrontare diverse situazioni e noi eravamo un peso. Allora ero piccolo, ma oggi capisco che solo con un terzo adulto in casa le cose avrebbero potuto funzionare. Dal confronto con altri ragazzi dell’associazione spesso vengono fuori situazioni così. Genitori che non riescono a fare i genitori”.

Per lui, la vita, oggi è molto diversa. Si è diplomato all’alberghiero e, dopo l’esperienza in diversi ristoranti, ha lavorato l’estate scorsa in un hotel a cinque stelle alle isole Eolie. Il suo futuro, però, è nel settore socio-sanitario. Si sta infatti preparando al corso per diventare OSS (Operatore Socio Sanitario, per l’appunto). E, come consigliere di Agevolando, realtà impegnata nell’accompagnamento dei “care leaver” verso l’autonomia, partecipa ai corsi per la formazione di assistenti sociali e collabora con il Dipartimento di Giurisprudenza e con il tribunale.

Una vita piena e intensa. Che Davide ha potuto avere grazie al sostegno della sua famiglia affidataria. “Quando sentiamo che le persone ci trasmettono tanto e sono disponibili, il cuore si apre. La mia famiglia affidataria mi ha salvato. Mio fratello, che non ha voluto l’affido ed è tornato a casa, se l’è rovinata”.