Bolivia: reinserimento familiare forzato e inadeguato

Anche se il titolo può sembrare strano e anche se ciò non dovrebbe mai accadere, in alcune occasioni avviene questo tipo di reinserimento familiare, a prescindere dal fatto che questo leda i diritti del minore.

Questo è il caso di tre fratelli materni, cioè della stessa madre, che erano nell’Istituto “Ciudad del Niño” di La Paz. Essi furono prelevati dalla loro madre all’uscita da scuola, che li portò a casa con sé, senza il consenso del personale dell’Istituto. La Difensoria dell’infanzia, dopo aver informato il Tribunale dell’Infanzia e dell’Adolescenza, diede autorizzazione alla madre per l’accoglienza familiare.

Si rivelò però un reinserimento sbagliato, perché la madre aveva problemi di alcolismo e di furti. La donna aveva promesso di migliorare la sua situazione per amore dei figli e il tribunale le diede la possibilità di rimediare ai suoi errori, accordandole il reinserimento familiare, a prescindere dal fatto che il personale tecnico dell’Istituto e Amici dei Bambini non fossero d’accordo. Col passare del tempo però, la madre coinvolse i bambini nel furto. Ora lei si trova nel carcere femminile, con il rischio di una condanna a 4 anni e i bambini più piccoli sono ospitati con lei presso il carcere, mentre il maggiore si trova, purtroppo, a vivere in strada.     

Mi domando: dov’è l’interesse supremo del minore?

Questo fatto deve far riflettere tutte le persone che lavorano a favore dei diritti dei bambini e degli adolescenti. Il reinserimento familiare è un processo delicato e lento e non sempre i responsabili di accompagnarlo, come in questo caso, lo trattano come merita, cioè con delicatezza professionale.