Adozione internazionale: “Quando raccontano di essere nati in Cile e di essere stati adottati solo un anno fa, la gente non ci crede”

cileChe ci fa un bambino cileno accanito tifoso del Cagliari a Milano? E che ci fa un altro bambino cileno, descritto inizialmente come privo di talenti particolari, dare sfoggio della propria creatività artistica? Semplice: i figli adottivi. Perché l’adozione, soprattutto quella internazionale, crea incroci impensabili – Cile, Cagliari, Milano – e dà libero sfogo a capacità ancora inespresse. Curiose coincidenze e piccoli miracoli che possono avvenire solo nella serenità di una famiglia accogliente. Come quella di Daniela e Luca, coniugi di origine sarda, ma trapiantati a Milano per lavoro da diversi anni. Che a dicembre del 2015 sono volati alla volta del Cile per andare a prendere Vicente e Leonardo, i loro figli adottivi, accolti con Amici dei Bambini.

“A distanza di poco più di un anno – racconta oggi la loro mamma -, si sono perfettamente adattati alla loro nuova realtà, sono benvoluti da tutti e hanno un sacco di amici. Anzi, sono talmente integrati che spesso, quando raccontano di essere nati in Cile e di essere stati adottati solo un anno fa, la gente non ci crede.

Vicente e Leonardo hanno rispettivamente 9 e quasi 8 anni e frequentano il secondo e il primo anno della scuola primaria. Quella della classe è stata una scelta obbligata: la permanenza in Cile di Daniela e Luca è durata due mesi e i bambini sono arrivati in Italia a febbraio, quando era trascorsa già più della metà dell’anno scolastico. Inevitabile che rimanessero a casa fino al settembre successivo. Ma è stata una circostanza indolore, che ha permesso ai due bambini di conoscere meglio il loro nuovo ambiente e passare più tempo con la loro famiglia.

“Certo, qualche ‘scossa di assestamento’ c’è ancora – ammettono mamma Daniela e papà Luca -, ma sono aspetti normali: a volte si interrogano sul loro passato e dimostrano di avere bisogno di genitori pronti a capirli. Alcune domande non hanno una risposta, ma l’importante è rassicurarli”. Sanno bene, del resto, che l’Italia è la loro nuova casa. “Naturalmente non hanno dimenticato le loro origini – dice ancora Daniela -, ma dicono di voler tornare in Cile solo per le vacanze, per poi tornare a Milano. E questo ci sembra giusto: non avremmo mai voluto creare, con la loro cultura di origine, uno strappo troppo netto, difficile da ricucire. Essere stati adottati quando erano già grandicelli fa sì che abbiano portato con sé dei ricordi, “delle ferite per le ingiustizie subite”, come le definisce mamma Daniela, che andranno risanate con il tempo.

Che tipi sono oggi Vicente e Leonardo?Il primo è un vero artista – dicono i suoi genitori -, contrariamente a quanto ci avevano detto in istituto. Ma è ovvio: in un contesto come quello i bambini non hanno modo di esprimere i propri talenti”. Leonardo invece è più sportivo e ha una irrefrenabile passione per la squadra del Cagliari. “E questo, da sardi, ci riempie di orgoglio”, confessano con fierezza Daniela e Luca. I quali ricordano anche come, nonostante i loro figli fossero cresciuti in una città cilena bagnata dall’oceano, non fossero mai andati al mare prima di arrivare a Milano. Sembra quasi un paradosso, ma è proprio così: “Hanno imparato a nuotare a Santiago, in piscina, e poi, una volta in Italia, quando li abbiamo portati al mare – ricorda Daniela –. E oggi sono dei veri nuotatori!”. Un altro aspetto che curiosamente riconduce Vicente e Leonardo alla terra di origine dei loro genitori adottivi. “Come se loro sapessero già chi li avrebbe adottati. Ma del resto, noi dentro di noi lo sentivamo – concludono mamma e papà –: era solo questione di ritrovarsi!