Coronavirus. Fase 2: sei positivo? Lo scrivo sui muri. L’ultima follia di una società senza compassione

La mamma coraggio: “Molte famiglie non comunicano la  positività dei figli perché hanno paura di finire alla gogna così come è accaduto alla nostra famiglia”.

Dopo il lungo lockdown che ha caratterizzato il primo periodo della lotta contro l’emergenza coronavirus, da maggio,  l’allentamento delle misure restrittive, ha permesso agli italiani, soprattutto ai più giovani, di tornare ad incontrarsi, di divertirsi e da pochi giorni anche di riprendere la scuola, sempre rigorosamente osservando quelle misure di sicurezza che tutti abbiamo imparato a conoscere: mascherine, distanziamento, igiene delle mani.

Dopo mesi di isolamento e di  manifestazioni di solidarietà, sembrava quindi che questa nuova “fase 2”, fosse iniziata sotto gli auspici di una nuova ritrovata consapevolezza. Che avessimo imparato ad assaporare la bellezza della quotidianità e delle buone relazioni.

 Essere positivi al covid è diventato una colpa

Invece dai quartieri periferici delle grandi città, continuano a giungere notizie poco incoraggianti. In questo caso i protagonisti sono purtroppo alcuni giovani. Non tutti, perché generalizzare non è giusto e non è corretto. Immaginiamo trattarsi come al solito di un manipolo di ragazzi, che forse per ignoranza, o per leggerezza, hanno deciso di “bullizzare” un loro coetaneo, metterlo alla gogna, scrivendo sul muro della piazzetta del quartiere dove le comitive del luogo si riuniscono l’onta del ragazzo: essere positivo al covid. E lo fanno dipingendo, con pennellate di vernice fresca non solo il nome del malcapitato, ma anche il cognome, perché si possa individuare meglio il “colpevole”.

A riportare la storia è il quotidiano “Il Messaggero”. Il luogo, un quartiere con meno di 7 mila anime alla periferia Est di Roma.

Protagonisti due fratelli di 19 e 12 anni. Trovati positivi al virus ma asintomatici, mentre i genitori sono risultati negativi. L’unica colpa, se così si può definire, della famiglia è quella di aver comunicato diligentemente e per senso di responsabilità la positività dei propri figli.

Fortunatamente la mamma dei due giovani è una donna coraggiosa e sui social, con il racconto giornaliero della sua esperienza, ha deciso di portare avanti la sua battaglia.

Le famiglie tacciono per paura

“ Molte famiglie tacciono e non comunicano la  positività dei figli a chi è stato in contatto con loro proprio perché hanno paura di finire alla gogna così come è accaduto alla nostra famiglia” racconta al quotidiano il Messaggero.

l figlio grande della coppia oggi è finalmente negativo, bisognerà aspettare un po’ di più per il piccolino.

Ma la domanda è che società è la nostra dove l’offesa gratuita alla dignità di un ragazzo provoca più soddisfazione della comprensione e della compassione verso il prossimo?

La scritta dal muro è stata eliminata. Ora bisognerà vedere quanto ci vorrà a cancellarla dall’animo di quel ragazzo e della sua famiglia.