Emergenza profughi: sbarcano sempre più bambini, ma le famiglie affidatarie restano in lista di attesa. Uno spreco di tempo e di risorse sulla pelle dei più piccoli

salvataggio lampedusa 350Basta un semplice calcolo matematico per capire che qualcosa non torna. Da una parte aumenta il numero di minori sbarcati sulle coste italiane. Dall’altra cresce il numero di famiglie disponibili ad accoglierli.  Eppure non si riesce a toglierli immediatamente da strutture provvisorie, centri di prima accoglienza e comunità educative.

I dati diffusi dal Dipartimento di Pubblica sicurezza e aggiornati al 7 ottobre 2013 parlano chiaro:sono 6297 i minori arrivati sulle coste italiane a bordo delle “carrette del mare” e di questi 4056 non hanno né  la mamma né il papà, sono Misna, minori stranieri non accompagnati.

Il parroco di Lampedusa, Stefano Nastasi, dal suo osservatorio privilegiato lancia un allarme: “Sta cambiando il fenomeno migratorio. Arrivano sempre più bambini. E dalla Siria sbarcheranno ancora più famiglie con minori” .

Il progetto “Bambini in alto mare” di Ai.Bi.  è attivo proprio per rispondere all’emergenza che colpisce la fascia più debole dei migranti: le madri sole con figli e i minori non accompagnati.

A nove giorni dal lancio della campagna sono già 118 le famiglie che hanno compilato il nostro form dichiarandosi pronte ad accogliere un minore straniero.

Il contatore della disponibilità si aggiorna di ora in ora.

Sono Lombardia (18,26%) e Sicilia (16,52%) a guidare la gara della solidarietà, seguite da Lazio ed Emilia.

Milano è la città più accogliente subito seguita da Palermo.

E’ una corsa contro il tempo, il numero degli sbarchi e degli arrivi supera per ora nettamente quello di famiglie e case famiglia pronte ad accoglierli. Tuttavia è incoraggiante vedere quante persone si siano rese immediatamente disponibili, da tutta Italia.

Spiega il presidente di Ai.Bi., Marco Griffini:  «Non è certo la generosità della gente comune quella che manca. Perché allora non si riesce a togliere i minori immediatamente da strutture provvisorie, centri di prima accoglienza e comunità educative? Siamo di fronte a uno spreco di tempo e di risorse, sulla pelle dei bambini» .

Il progetto Bambini in alto mare ha messo in luce la generosità e la pronta capacità di reazione alle emergenze di tanti italiani. A quando un coordinamento istituzionale che dia indicazioni chiare su come procedere? Questa è una necessità avvertita non solo dalle associazioni impegnate sul territorio, ma anche dal sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, la quale, come riportato dal quotidiano Avvenire, ha dichiarato: «E’ mancata una cabina di regia».  

Urge dare una risposta alla generosità delle famiglie e una collocazione adeguata a tanti bambini soli.