La lettera di dolore di una mamma dopo il suicidio del figlio di 15 anni

Bulizzato e umiliato, Mattia si è tolto la vita a 15 anni. A tre mesi di distanza sua mamma ha scritto una lettera in cui racconta il grido di dolore e di difficoltà del “suo bambino”, rimasto inascoltato

Cosa può esserci di più doloroso che perdere un figlio? Forse solo il perderlo a causa di un suicidio, con tutte le inevitabili conseguenze di senso di colpa che si aggiungono alla disperazione.
Purtroppo, succede. E in questi anni segnati da pandemia, solitudine e difficoltà sempre maggiori per i ragazzi, succede anche più che in passato.
È successo, per esempio, in un paese del Sud della Sardegna, in aprile, quando Mattia, un ragazzo di 15 anni, ha deciso di togliersi la vita in un parco cittadino.

Il grido d’accusa di una mamma disperata dopo il suicidio del figlio

A tre mesi di distanza, la mamma ha scritto una lettera straziante in riferimento a quanto accaduto, pubblicata su Repubblica e subito ripresa da social network e altri media.
Una lettera che fa riflettere, perché, al di là del dolore e della umana ricerca di spiegazioni e “giustificazioni” per il gesto del figlio, aiuta a mettere in luce tante mancanze e tante difficoltà da parte della società, della scuola, della comunità… che contribuiscono a creare determinate situazioni.
“Il nostro bambino – scrive la mamma – era estremamente intelligente e, come tutte le persone particolarmente intelligenti, era tremendamente sensibile”. Questa sensibilità lo faceva sentire diverso e gli creava difficoltà nel rapportarsi con gli altri.
La mamma punta il dito, in particolare, contro la scuola, che a suo dire è sempre stata incapace di gestire il figlio, troppo “iperattivo” per riuscire a stare seduto al banco per 6 ore e troppo poco uniformato agli altri. Per questo, prosegue la lettere, fin da piccolo Mattia è stato “tormentato, umiliato, bullizzato… solo perché non si uniformava ai suoi compagnetti”.

Una storia di dolore, solitudine e incomprensione

Crescendo, le cose non sono migliorate e in seconda media, addirittura, la madre racconta di come suo figlio fu escluso dalla gita scolastica per motivi disciplinari. Un’esclusione che lo fece sentire “per l’ennesima volta tradito da quegli adulti che avrebbero dovuto comprenderlo e guidarlo”. L’episodio rivelò tutto il dolore che il ragazzo si portava dentro e come questo lo logorasse. Mattia si isolò ed eliminò anche WhatsApp, perché, tanto, “nessuno dei suoi amici lo chiamava per chiedergli ‘come stai?’”.
Alla fine, tutta questa incomprensione ha portato al tragico epilogo del suicidio. E alla lettera di una mamma inconsolabile che può aiutare a riflettere su come tante volte le difficoltà dei ragazzi rimangano invisibili, quando, invece, anche solo un ascolto sincero potrebbe cambiare radicalmente il futuro di una vita.