Mediterraneo, un altro barcone si ribalta: si temono 200 morti. Ma c’è il miracolo della piccola Azeel

barconeLe vittime accertate, per il momento, sono 25. Ma di ora in ora è sempre più sicuro che il numero dei morti possa arrivare a toccare quota 200. È il bilancio dell’ennesima ecatombe nel Mediterraneo. Il teatro della tragedia, questa volta, è a 15 chilometri dal porto libico di Al Zwara. Da qui è partito il vecchio motopeschereccio – non si sa ancora con certezza se in legno o in ferro – che, intorno alle 12 e 45 di mercoledì 5 agosto, si è ribaltato proprio mentre gli si avvicinavano le navi intervenute sul posto per prestare soccorso ai migranti a bordo. La causa del dramma pare essere stata proprio questa: alla vista dei loro salvatori, i profughi si sarebbero spostati tutti insieme verso un fianco dell’imbarcazione su cui viaggiavano, quella rivolta verso le navi soccorritrici, provocandone il ribaltamento. Venticinque migranti, tra quelli che hanno tentato di raggiungere i soccorsi e quelli invece affogati in seguito all’incidente, sono stati inghiottiti dal mare. Ma si teme fortemente per la vita di molti altri, chiusi nella stiva del natante e all’interno di essa probabilmente colati a picco.

Come sempre in questi casi, infatti, il numero delle persone stipate sulla carretta del mare che li stava trasportando dal Nord Africa all’Europa non è certo. Si parla di 600, stando alle testimonianze dei sopravvissuti, circa 400, e a quanto dichiarato nella telefonata effettuata dagli scafisti per lanciare l’allarme.

La sequenza degli avvenimenti è stata simile a quella di mille altri salvataggi di migranti in mare. Alle 7 di mattina la Capitaneria di porto di Catania riceve la chiamata con la richiesta di aiuto. Le informazioni vengono immediatamente girate alla sala operativa nazionale di Roma che invita a intervenire tutte le navi che incrociano in zona in quel momento. La prima ad arrivare è una nave militare irlandese che cala in acqua due gommoni. Ma è proprio in quel momento che scatta la tragedia. Centinaia di migranti a bordo del peschereccio vedono i soccorsi, si agitano, si spostano su un fianco. L’imbarcazione si ribalta.

Nel frattempo arrivano altre 6 navi. Ma le ultime giunte sul posto non prendono a bordo più nessuno: segno della quasi certezza che gli altri 200 migranti siano tutti morti.

I protagonisti di questa ennesima tragedia erano eritrei, sudanesi, somali, bengalesi. Come tutti i migranti che tentano di raggiungere l’Europa hanno compiuto la solita trafila: hanno pagato tra i 2mila e i 6mila dollari per il viaggio, hanno atteso la partenza in una sorta di fattoria-lager vicino alla costa libica, quindi hanno affrontato la traversata. Finita nel peggiore dei modi.

Tra i salvati ci sono anche 12 donne e 13 bambini. La più piccola è la palestinese Azeel, di un anno: il padre è riuscita a strapparla alla morte quando era già sommersa dalle acque. Lei un papà ce l’ha. Ma sono migliaia i minori stranieri non accompagnati che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste. E qui rischiano di diventare vittime privilegiate dei trafficanti che li conducono nel tunnel dell’illegalità. Per evitare questo, Amici dei Bambini porta avanti il progetto Bambini in Alto Mare, con lo scopo di garantire un’accoglienza giusta ai Misna e alle mamme con bambini: quella dell’affido familiare, l’unica accoglienza davvero a misura di minore.

 

Fonti: Corriere della Sera, la Repubblica, Avvenire, La Stampa, Ansa