Pensioni. Con Draghi si diventa “nonni” a quota 102?

Cosa accadrà dal 1 gennaio 2022? Tra le ipotesi messe sul piatto la possibilità anche di una  “Quota 102”, che innalzerebbe a 64 anni l’età minima per il prepensionamento.

Cosa accadrà con il governo Draghi all’attuale sistema pensionistico e in particolare a quota 100, misura per il pensionamento anticipato introdotta dal primo governo Conte, nel 2019?

Già si inizia a vociferare che, con molta probabilità, Mario Draghi deciderà di non prorogare la misura, sia a causa di:  “quello che sembra l’aut aut dato da Bruxelles alla nostra Nazione, di rivedere il sistema pensionistico se vuole accesso al Recovery Fund – si legge sul web magazine Trend On Line, sia perché  – Draghi, in passato non ha nascosto di essere un nemico del pensionamento anticipato, esprimendosi a sfavore dell’attuale sistema italiano”.

In cosa consiste Quota 100?

Introdotta nel 2019, “Quota 100”,  consente di mandare in pensione anticipata tutti quei lavoratori del settore pubblico e privato, che raggiungano i 62 anni di età e abbiano accumulato almeno 38 anni di contributi. Questo fino al 31 dicembre 2021. 

Cosa accadrà allora dal 1 gennaio 2022?

Il governo Conte bis, non più sostenuto dal Carroccio, aveva già annunciato che Quota 100 non sarebbe stata prorogata – riporta il Corriere della Sera –  ma, consapevole della necessità di evitare uno scalone improvviso (da 62 a 67 anni), si proponeva di introdurre delle soluzioni intermedie a partire dal primo gennaio 2022”. Tra le ipotesi messe sul piatto si era parlato anche di una possibile “Quota 102”, che avrebbe innalzato a 64 anni l’età minima per il prepensionamento.

Per Quota 100, secondo i calcoli della Cgil, si dovrebbero spendere alla fine soltanto 14 dei 21 miliardi stanziati per 268mila anticipi di pensione – riporta Brescia Today – Molti meno del milione immaginato da Salvini e la Lega che hanno voluto la misura”.

Il segretario confederale della CgilRoberto Ghiselli, in una nota riportata dal web magazine Affari Italiani, ha sottolineato come: “La sola proroga di Quota 100 rappresenterebbe un ennesimo intervento spot che non modificherebbe la legge Fornero e non darebbe risposte alle persone che lavorano. Dopo una proroga di uno o due anni ci si ritroverebbe al punto di partenza e comunque nel frattempo per chi non raggiunge i 38 anni di contributi, o i 62 anni di età, non cambierebbe assolutamente nulla. È necessaria quindi una riforma seria e duratura, che consenta a tutti i lavoratori di poter scegliere quando andare in pensione dopo i 62 anni o con 41 anni di contributi”.

Toccherà ora al nuovo governo prendere al più presto una decisione.