Perù: la storia di Joseph

Joseph é un giovane beneficiario del progetto CEI, care leavers nell’anno 2009 del CAR Ciudad de los Niños, nato il 19 ottobre del 1991. Joseph é il maggiore di sette fratelli, quattro dei quali come lui ospiti di Ciudad. La sua é una famiglia totalmente disfunzionale e precaria a livello economico, composta da una madre single, fratelli, nonno materno, zii e cugini. Secondo quanto racconta lui stesso, il suo rapporto con la mamma é totalmente incostante e, in quanto al padre, é una figura che Joseph vede mediamente una volta l’anno e dal quale non ha mai ricevuto alcun tipo di appoggio emozionale ed economico.

Nell’istituto il suo comportamento era incostante, non obbediva alle rigide indicazioni ed aveva atteggiamenti violenti, arrivando al punto di rischiare piú volte di essere espulso dalla Ciudad. A fronte di questa situazione, Ai.Bi. si impegnó ad appoggiarlo attraverso un tipo di supporto specializzato, grazie ad uno psichiatra, che Joseph accettó di buon grado; fu cosí che si poté evitare la sua espulsione dall’istituto. La diagnosi della psichiatra fu eloquente: Joseph aveva bisogno di un accompagnamento affettivo e di una orientazione psicologica, nessuna traccia di instabilitá pischica o patologie cliniche.

Intanto la sua vita a Ciudad de los niños procedeva tra alti e bassi nelle relazioni con l’equipe. A fine 2010 avvenne un fatto che deterioró le sue relazioni con l’istituto. Infatti Joseph si rese protagonista di un’aggressione ad un gatto che gli procuró un richiamo all’attenzione che il ragazzo sentí come un segnale contro cui incrementare il proprio istinto di ribellione. In conseguenza di questo periodo difficile a livello di relazioni, Ciudad decise di espellerlo dal CAR. Fu a quel punto che intervenimmo per parlare con Joseph dell’accaduto, la risposta del giovane fu: “Señorita, che potevo fare? Quel gatto non lasciava dormire né me né gli altri ragazzi del dormitorio ed ho deciso quindi di lanciarlo dal tetto”. Vani furono in quell’occasione i tentativi di Rosario, la nostra coordinatrice dello staff, per far sí che Joseph fosse reintegrato a Ciudad.

Joseph terminó poi in maniera soddisfacente gli studi di Gastronomia (un corso di un anno) ottenendo voti superiori alla media. Sua madre, la zia e il nonno mostrarono molto orgoglio per i risultati che stava ottenendo Joseph, definito un esempio per i suoi fratelli minori. A quel punto il nostro beneficiario cominció a cercare un lavoro e, appoggiato dal nostro staff, trovó una sistemazione come aiuto cuoco. Questa esperienza mise in luce come sempre due aspetti: la gran predisposizione all’apprendimento di Joseph e, purtroppo, i suoi problemi ad accettare gli ordini dei suoi superiori. Questa sua insofferenza lo portó ad abbandonare il lavoro.

Passate alcune settimane, arrivó il colpo di scena. Joseph chiamó nel nostro Centro Servizi chiedendo a Rosario in che giorno recarvisi per trovare lo staff al completo. Rosario domandó: “Chi intendi Joseph per tutto lo staff?” e la sua risposta fu: “Tutti quelli che mi hanno dimostrato interesse ed affetto”. Fissato pertanto il giorno, Joseph si recó al Centro per comunicare, tra il piacevole sconcerto di tutti, che era entrato nella Marina del Perú! Aveva fatto tutto da solo: verificare se aveva i requisiti, preparare la richiesta scritta, sostenere gli esami dopo aver studiato ed era riuscito ad entrare. Le parole di Joseph furono “Sono qui perché vi devo un grazie”.

Di fronte a Rosario e alle altre c’era un ragazzo sorridente, affettuoso, comunicativo e…sicuro di sé. L’equipe di Ai.Bi. si congratuló con lui e per festeggiare la notizia stupenda realizzarono un brindisi (rigorosamente analcolico!) per condividere la gioia di quel momento. Allo stesso tempo, il nostro staff gli ribadí la sua disponiblitá per ogni bisogno che Joseph potesse sentire, ripromettendosi di mantenere contatto per i prossimi mesi, anni.

Condividere la storia di Joseph significa per noi celebrare un inno alla vita. Quel giovane scontroso, senza apparente volontá di aprirsi agli altri, rigido nel suo linguaggio del corpo stava gridando in silenzio la sua richiesta d’aiuto. Grazie al suo spirito tenace e al lavoro del nostro equipe, di cui dobbiamo essere tutti orgogliosi, si é “trasformato” in un giovane sorridente, rilassato, espressivo nei suoi affetti e con la sicurezza di poter affrontare questa difficile sfida che lui stesso ha saputo procurarsi.