Raggiunta quota 109: le famiglie disponibili ad accogliere un minore crescono di ora in ora

marinaiChe non si dica che gli italiani non sono disponibili all’accoglienza. A nove giorni dal lancio della campagna “Bambini in alto mare” di Ai.Bi. sono già 109 le famiglie che hanno compilato il nostro form dichiarandosi pronte ad accogliere un Misna, un minore straniero non accompagnato.

Il contatore della disponibilità si aggiorna di ora in ora, come purtroppo il numero degli sbarchi e dei profughi, adulti e bambini, che arrivano quotidianamente sulle nostre coste.

E’ una corsa contro il tempo, il numero degli arrivi supera per ora nettamente quello di famiglie e case famiglia pronte ad accoglierli (dalle stime più accreditate, risulta che, in ogni sbarco, il 10/15 per cento dei passeggeri delle carrette del mare sia minorenne. Dunque, dall’inizio del 2013 ad oggi, sarebbero arrivati sulle nostre coste oltre 5000 minori.

Eppure è incoraggiante vedere quante persone si siano rese immediatamente disponibili, da tutta Italia. Questo numero, queste 109 famiglie che si sono mobilitate per l’accoglienza (e tante altre se ne stanno aggiungendo in queste ore in una vera gara di solidarietà) sono la prova che, come sostiene il presidente di Ai.Bi, Marco Griffini  «non è certo la generosità della gente comune quella che manca”.

Perché lo fanno? Ecco qualche motivazione mandata sul nostro sito insieme all’adesione al progetto. “In Italia ci sono ancora persone che hanno un cuore”.  “Da settimane il mio pensiero è costantemente rivolto a tutti i bambini che sono rimasti soli ma anche a tutti quei ragazzi che hanno l’unica disgrazia di essere nati in paesi politicamente instabili”, “Dare amore e un tetto ad un bimbo arricchisce il senso della famiglia stessa”, “Bisogna dare nuovamente una SPERANZA a tutti coloro che non sanno più cosa significa”…

Ora serve che il Governo si attivi con una efficiente “cabina di regia” che dia indicazioni chiare su come procedere.

Intanto Amici dei Bambini sta iniziando, proprio in queste ore, a vagliare tutte le candidature, dando priorità alle famiglie italiane che hanno già vissuto l’esperienza dell’affido o dell’adozione e che quindi sono già preparate a instaurare una relazione con un minore abbandonato.