Coronavirus. Curarsi a casa: dopo 10 mesi arriva la circolare per le terapie a domicilio

No ad antibiotici e idrossiclorochina, fondamentale il monitoraggio con il saturimetro e il paracetamolo

A 10 mesi dall’inizio della pandemia da Coronavirus è finalmente arrivato un documento ufficiale che spiega ai pazienti Covid come curarsi a casa. Il documento per la “gestione domiciliare del paziente con infezione da Sars Cov-2” è infatti stato rilasciato attraverso una circolare dal Ministero della Salute negli ultimi giorni e prevede che il medico di famiglia allerti le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) in coincidenza di due “campanelli d’allarme”: una saturazione dell’ossigeno (da misurare con un saturimetro) inferiore al 92% e una febbre superiore ai 38 gradi che perduri da più di 72 ore.

Coronavirus. Ecco come curarsi a casa per il Ministero

Si conferma, comunque, la fondamentale importanza del saturimetro, il cui uso, si legge nella circolare ministeriale “potrebbe ridurre gli accessi potenzialmente inappropriati ai servizi di pronto soccorso degli ospedali identificando nel contempo prontamente i pazienti che necessitano di una rapida presa in carico da parte dei servizi sanitari“. La saturazione può essere efficacemente misurata sotto lieve sforzo attraverso due test: il “test del cammino”, che consiste nel far camminare il paziente per un percorso ininterrotto di 30 metri e un massimo di sei minuti e nel “test della sedia”, che prevede che il paziente, utilizzando una sedia alta 45 centimetri circa e appoggiata al muro, esegua in un minuto il maggior numero di ripetizioni alzandosi e sedendosi con le gambe piegate a 90 gradi, misurando la saturazione e la frequenza cardiaca con un pulsossimetro.

Il protocollo previsto dalla nuova circolare relativa all’emergenza Coronavirus è stato condiviso nelle settimane scorse anche con i medici di famiglia e indica quale sia l’identikit del paziente “a basso rischio”, che va curato a casa: questo presenta una sintomatologia simil-influenzale (rinite, tosse senza difficoltà respiratorie, cefalea e/o mialgie), valori dell’ossigeno nel sangue sopra il 93%, febbre inferiore a 37 gradi o superiore da meno di 72 ore e anche sintomi gastro-enterici oltre alla perdita del gusto o dell’olfatto. A questi pazienti va costantemente misurata la saturazione, mentre vanno trattati i sintomi, per esempio con il paracetamolo. Nel documento si raccomanda altresì di “non modificare terapie croniche in atto per altre patologie” e di non “utilizzare routinariamente corticosteroidi”, ma solo qualora il paziente si dovesse aggravare e avesse bisogno di “supplementazione di ossigeno”. Anche gli antibiotici, secondo il documento, non vanno usati in una prima fase, così come non va usata la tanto discussa idrossiclorochina “la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti”.