Adozioni internazionali. Nostro figlio vorrebbe visitare il suo Paese di origine: come accompagnarlo a questo momento?

 

Buongiorno,

nostro figlio ha appena compiuto 7  anni, è stato adottato in Cina quando ne aveva uno e qualche mese fa ci ha rivolto la richiesta che ci aspettavamo prima o poi che sarebbe arrivata: vorrebbe tornare a visitare il Paese in  cui è nato e ha trascorso i primi anni della sua vita.

A dire la verità, temevamo qualcosa di peggio, ovvero che ci chiedesse di risalire ai suoi genitori biologici. Così non è stato. Sembra interessato a conoscere “soltanto” le sue radici culturali e i luoghi che lo hanno visto nascere.

Sinceramente la cosa ci preoccupa lo stesso: sappiamo che, come genitori, dovremmo “accompagnare” nostro figlio verso questo appuntamento, ma non sappiamo da dove cominciare. Ci appelliamo alla vostra esperienza, in materia di adozioni internazionali: ci date qualche consiglio?

Grazie,

Chiara e Luca

legnaniCari genitori,

il ritorno ai luoghi di origine riveste una notevole importanza nell’ottica della ricostruzione della storia e quindi del senso identitario di un figlio adottato. Per gli aspetti più “psicologici” ho chiesto alla nostra psicologa e psicoterapeuta, la dottoressa Noemi Benvissuto, di rispondere alla vostra richiesta. Riporto di seguito ciò che ha scritto:

 

Sia nel bambino che nell’adolescente adottato vi è una doppia appartenenza, ai luoghi, alle persone e alla cultura del Paese di origine e a quelli in cui vive e cresce. È necessario che questa doppia identità venga integrata in un’unica storia, perché l’adulto che sarà cresca percependo queste “radici” forti dentro di sé, che lo aiutino a sentirsi sicuro di ciò che è e a dare significato a ciò che ha vissuto (anche alle cose peggiori che possono essergli accadute)… Se mancasse un “pezzo”, per quanto buio, sentirebbe un vuoto.

Spesso la mente fa colmare i vuoti con pensieri peggiori della realtà, oppure rende inquieti perché non riesce a trovare un senso, o, ancora, attribuisce ingiustamente la colpa di ciò che è accaduto alla persona che di conseguenza si vive come cattiva e non degna di amore.

Tornare nei luoghi d’origine dei bambini, così come raccontare loro una storia, anche sotto forma di favola, quando sono piccoli, li aiuta a colmare questi vuoti, a completare il puzzle della loro vita e a non sentirsi persi.

È fondamentale che l’adozione e le origini non siano un segreto, tantomeno un tabù. I figli adottati vanno accompagnati nel percorso di riscoperta della loro storia. Visitare i luoghi in cui i bambini hanno ricevuto le prime cure, prima di essere adottati e diventare i vostri figli, è qualcosa che va vissuto quando il momento è opportuno e che deve essere preparato. Tutto il nucleo famigliare, nel vivere questo ritorno, sarà carico di emozioni, non necessariamente positive, che è bene far esprimere al bambino (ma non solo), in modo che si senta legittimato nel vivere i propri vissuti emotivi, anche se negativi, e, ancora una volta, accolto.

Ogni bambino adottato, per quanto possa essere arrivato nella famiglia adottiva ancora in fasce, conserva un ricordo, seppure non strutturato, di quanto vissuto che ha lasciato un’impronta in lui.

Il viaggio di ritorno alle origini deve aiutare a dare un nuovo significato al percorso di vita del bambino e alla sua storia adottiva, in modo che tutto, comprese le esperienze negative, siano integrate e che l’adulto che sarà possa darsi risposte alle domande che spontaneamente sorgeranno in lui.

 

Un caro saluto,

Cristina Legnani

Adozioni internazionali di Ai.Bi.