Pan di Zucchero di Bolzano. Il vuoto nell’anima dei profughi ucraini

Che cosa resta nell’anima di un bambino che ha vissuto la terribile esperienza della guerra? Spesso solo un grande e terribile vuoto. L’attività del Pan di Zucchero di Bolzano a favore delle madri e i bambini ucraini fuggiti dalla guerra

Le ferite che una guerra lascia su chi si trova a vivere questa terribile tragedia non sono solo quelle visibili. Dopo un’esperienza tanto sconvolgente, come il conflitto in Ucraina, spesso l’unica salvezza sembra essere quella di fuggire da qualsiasi coinvolgimento emotivo… per arrivare a non provare più niente.

Le attività nei Pan di Zucchero

Grazie al progetto Il Futuro è Bambino, si è consolidato una collaborazione proficua e positiva tra le sedi Ai.Bi. di Monghidoro e di Bolzano. Una delle attività portate avanti è stata, per esempio l’incontro di formazione dedicata all’antica arte giapponese del Kintsugi, nelle varie declinazioni, da proporre ai nei laboratori dei Pan di Zucchero.
In questo incontro sono nate bellissime idee da sviluppare per quanto riguarda la sostenibilità e il recupero dei materiali di riciclo, come ha testimoniato la mostra Nuova Vita.

Il laboratorio Photovoice

Sempre nell’ambito di questo progetto, finanziato dal Fondo di Beneficenza Intesa Sanpaolo, madri e minori ucraini hanno partecipato al laboratorio di Photovoice, scattando foto ad alcuni oggetti di uso quotidiano che si prestano a fungere da vasi e fioriere.
Così, una semplice carriola di legno che diventa una fioriera di colorati gerani e un tronco d’albero scavato, trasformato in una rustica fontana, hanno destato la meraviglia degli sfollati ucraini ospiti dei Pan di Zucchero. Nel loro Paese, infatti, questi oggetti vengono solitamente dismessi e smaltiti, e non riutilizzati.

Tornare a provare emozioni dopo il trauma della guerra

Purtroppo, durante i laboratori, capita di trovarsi di fronte alle reali conseguenze psicologiche del conflitto. Quando, di fronte agli scatti realizzati, viene posta ai bambini ucraini la domanda “Che sentimento ti suscita la foto che hai scattato?”, la risposta molto spesso è: “Non so, non provo nulla”.
Questa terribile frase viene pronunciata molto spesso sia dai minori sia dalle mamme.
Ed è proprio per questo “vuoto dell’anima” che Ai.Bi. è lì con loro: per aiutarli a riscoprire le loro profonde emozioni.

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