Utero in affitto: l’Islanda dice no. E la Corte europea le dà ragione

La Corte europea ha giudicato legittima la decisione dell’Islanda che, per tutelare il proprio divieto al’utero in affitto, non ha riconosciuto a due donne la genitorialità su un bambino nato con tale pratica

Nel grande dibattito che sta impegnando la politica italiana intorno al tema dell’utero in affitto, un ulteriore spunto di riflessione arriva dall’Islanda, Paese nei confronti del quale si è espressa la Corte europea dei diritti dell’uomo in merito a una sentenza che aveva portato le autorità del Paese a non riconoscere a una coppia di cittadine la genitorialità di un bambino nato, appunto, tramite l’utero in affitto, termine più consono a esprimere una pratica che poco ha a che vedere con il concetto di “maternità” ma più con quello di “produzione”.

L’Islanda vieta l’utero in affitto

Agensir ripercorre la vicenda che comincia nel 2013 negli Stati Uniti. Per la precisione in California, stato in cui le due donne sono ricorse a tale pratica. Rientrate in Islanda tre settimane più tardi, quando hanno chiesto che il piccolo potesse ottenere la cittadinanza islandese e venire riconosciuto come loro figlio, si sono viste rispondere negativamente dalle autorità, in quanto il Paese vieta il ricorso all’utero in affitto. Il bambino è stato quindi considerato un minore straniero non accompagnato, ma affidato alla custodia delle due donne.
Passati due anni, una modifica della legislazione ha permesso di ottenere il passaporto islandese per il bambino, ma non il riconoscimento della potestà genitoriale.
La coppia ha così intrapreso la via dell’adozione, ma la domanda è stata ritirata quando le donne si sono divise. Nel 2017 una nuova sentenza della Corte Suprema ha confermato una volta di più la decisione, sottolineando come “in Islanda la madre naturale è la madre e le autorità non hanno l’obbligo di riconoscere i richiedenti come genitori”. A ogni modo per il bambino è stata confermata la custodia alle due donne, anche se separate e entrambe con nuovi legami.

Corte europea: l’Islanda ha legittimamente difeso il divieto all’utero in affitto

L’epilogo alla vicenda l’ha scritto la Corte europea, con una sentenza che riconosce la decisione dei giudici islandesi come non arbitraria né irragionevole, in quanto basata sulla legge del Paese e, comunque, rispettosa della vita familiare delle persone coinvolte, come dimostra l’aver affidato il bambino alle donne. Secondo la Corte europea, quindi, l’Islanda ha agito con la giusta autonomia sulla questione, salvaguardando il proprio divieto nei confronti della pratica dell’utero in affitto.