Ai.Bi. autorizzata a operare in Nigeria. L’Africa nuova frontiera della adozione internazionale

Con il Paese più popoloso del continente salgono a sei i Paesi della Africa equatoriale che vedono la presenza di Ai.Bi.

Una buona notizia sul fronte della adozione internazionale. Dopo ben sette anni, si riaprono nuovi orizzonti, in particolare modo verso l’Africa, il continente verso il quale, per una serie di fattori, non ultimi i fenomeni migratori e la pressione demografica, si sta concentrando sempre di più l’attenzione mondiale.

È infatti dei giorni scorsi la notizia che Ai.Bi. – Amici dei Bambini, è stata autorizzata dalla CAI – Commissione Adozioni Internazionali a operare in Nigeria. Il Paese africano, che non partecipa della Convenzione dell’Aja del 1993 sulla protezione dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, trova la propria normativa di riferimento in materia di adozioni extra-nazionali nel Child’s right act del 2003 e nell’African charter on the rights and welfare of the child, entrata in vigore il 29 novembre del 1990, oltre a una legge del 1968 originariamente redatta per le adozioni nello Stato di Lagos.

Si tratta di una notizia importante, perché, ad oggi, solo un’associazione italiana era operativa a quelle latitudini. Di conseguenza, il numero delle adozioni era molto basso: otto bimbi nigeriani adottati complessivamente tra il 2016 e il 2017, con un’incidenza sul totale delle adozioni internazionali dello 0,25% circa. Per il 2018, stando ai dati ad oggi messi a disposizione dalla CAI, sono stati autorizzati a fare ingresso in Italia dalla Nigeria per adozione internazionale un minore a gennaio, due a febbraio e due ad aprile.

Poca cosa per un Paese che, demograficamente, è in piena esplosione: il più popoloso del continente con oltre 190 milioni di abitanti, con proiezioni che prevedono il raggiungimento di 400 milioni entro il 2050. A fronte di questi dati, l’adozione è ancora un tema difficile in Nigeria, dove non esiste un’autorità centrale che si occupi dell’argomento e dove i pregiudizi, a causa della piaga del traffico di esseri umani e di minori, sono forti. Nel 2016 le adozioni internazionali dagli Stati Uniti nel Paese ammontarono a 121, di cui il 61% per bimbi da uno a quattro anni di età, nel 2017 furono 176 e, da ottobre 2017 a settembre 2018, 173. Nel 2018, per quanto invece riguarda la Francia, sono stati adottati tre minori nigeriani, due di età compresa tra zero e due anni e uno di oltre sei anni.

Con l’autorizzazione per la Nigeria, comunque, Ai.Bi. estende il proprio bacino di presenza in Africa equatoriale, un territorio che rappresenta il futuro bacino principale per l’organizzazione nel settore della adozione internazionale, con diversi Paesi interessati come il Kenya (il dibattito sulla riapertura delle adozioni internazionali è in corso a livello della società civile), la Repubblica Democratica del Congo (la stessa CAI è al lavoro per una riapertura tramite accordi bilaterali con l’Italia), il Ghana (che ha appena approvato una nuova legge per le adozioni internazionali), il Congo Brazavile (in definizione dell’attualizzazione delle procedure per una ripresa dell’acquisizione dei mandati) ma anche il Burundi e l’Uganda, Paese quest’ultimo per il quale Ai.Bi. è in attesa di risposta dalla CAI sulla richiesta di autorizzazione a operare.