Intervista. La “Family House” di Ai.Bi.: la casa anti-abbandono che offre a mamme e bimbi un percorso completo verso l’autonomia

Dalla comunità mamma-bambino agli alloggi autonomi, le tre fasi dell’accoglienza per salvaguardare la vita e la famiglia

Una realtà unica, che accompagna le mamme (e i loro bimbi) in situazione di fragilità dall’inizio alla fine del loro percorso verso l’autonomia, attraverso due forme intermedie di accoglienza: la comunità e la semi-autonomia. Si tratta della “Family House” di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, un’eccellenza europea alle porte di Milano. Una vera e propria clinica contro l’abbandono di minori.

La “Family House” di Ai.Bi. è la prima struttura di questo tipo in Europa, ha aperto nel 2015 ed è stata progettata davvero come una clinica ad alta specializzazione, in grado di fornire servizi a 360 gradi sull’abbandono e sull’accoglienza: un luogo dove la ferita dell’abbandono viene prevenuta e curata; una casa dove il dolore viene accolto, capito, lenito, aiutato a guarire; un intervento che mette al centro la salute del cuore e dell’anima, del bambino e della famiglia.

“Questa realtà – spiega Valentina Bresciani, responsabile pedagogico delle strutture di accoglienza per la cooperativa sociale AIBCsi struttura come un percorso, che accompagna le mamme accolte dalla fase più drammatica a quella dell’autonomia. Un percorso la cui efficacia è sottolineata dal numero delle mamme che sono passate attraverso le tre differenti fasi: comunità, alloggi semi-autonomi, alloggi ad alta autonomia. Sono in tutto 14 casi”.

Quella che può essere considerata come la “prima fase” sono le comunità mamma-bambino. “Qui – prosegue Valentina Bresciani – ne abbiamo due. Accogliamo mamme che escono da episodi gravi di violenza o fragilità, che hanno a disposizione personale specializzato 24 ore su 24, che si occupa anche di effettuare una valutazione delle competenze genitoriali. Se questa è positiva le mamme sono accompagnate gradualmente verso l’autonomia. In generale c’è un supporto volto a far recuperare loro la consapevolezza della propria persona, del proprio essere donna”.

Nella “Family House” vi sono poi due alloggi a semi-autonomia (ciascuno accoglie due nuclei alla volta) e un alloggio ad alta autonomia (un solo nucleo alla volta). “Sono mamme queste che sono già state in comunità e che hanno fatto un percorso positivo e che vengono qui accompagnate all’autonomia da un educatore di supporto, presente diverse ore al giorno”.

Tra i vari servizi offerti c’è anche uno spazio neutro, dove i bambini momentaneamente allontanati dal nucleo familiare o in comunità possono incontrare i propri genitori e tentare di ricostruire un legame solido e duraturo. In base all’età del bambino sono presenti aree ludiche-educative specifiche, ma anche spazi specifici che ricreano l’ambiente casalingo, come un piano cottura, per permettere alle mamme di sperimentarsi a tutto tondo nella cura dei figli.

Oltre a questo c’è anche un centro servizi, “aperto davvero a tutte le famiglie che avessero bisogno di consigli e supporto psicologico, non solo quelle seguite dal servizio sociale. I nostri esperti sono a disposizione per tutelare la famiglia a 360 gradi”.

Infine, la “Family House” ha anche una “culla per la vita”.Le mamme che, purtroppo, dovessero voler abbandonare il proprio bambino, facendo la doverosa premessa che sarebbe sempre meglio ricorrere al parto in anonimato in ospedale, previsto dalla legge, qui possono depositarlo in una struttura apposita che fa scattare un allarme, grazie al quale il piccolo può essere preso immediatamente in carico nella massima sicurezza dal personale, in contatto con il 112. Le telecamere tutelano la privacy della madre, perché si trovano infatti solo all’interno e non riprendono assolutamente chi lascia il bambino. I cartelli di istruzione sono inoltre in molte lingue, per essere compresi da persone di qualsiasi nazionalità”.