Il “nuovo” reddito di cittadinanza: durata limitata e stop dopo il rifiuto di una proposta di lavoro

Il Governo di Giorgia Meloni non ha mai fatto mistero di voler rivedere il Reddito di Cittadinanza. Allo studio l’ipotesi di limitarne la durata a una massimo di 5 anni e farne decadere il diritto dopo il primo rifiuto di una proposta di lavoro “congrua”

Durante la campagna elettorale, la volontà di Fratelli d’Italia e del centro destra in generale di rivedere il Reddito di Cittadinanza non è mai stata nascosta. Ora che le elezioni quella parte politica le ha vinte, è inevitabile che se ne torni a parlare, anche se, come sempre capita, un conto è fare proclami prima del voto, un altro è prendere decisioni concrete una volta che si è al potere, dovendo giustamente tener conto di tutti i risvolti di una misura che, discutibile quanto si vuole, è comunque ormai in vigore da diverso tempo e coinvolge un gran numero di persone. Questo per dire che eliminare il Reddito di Cittadinanza, come se si premesse un interruttore, è impossibile e fuori discussione. Ma che il Governo lo riveda e introduca delle modifiche, anche sostanziali, pare altrettanto certo. E presumibilmente non bisognerà attendere molto, tanto che del reddito di cittadinanza si dovrebbe parlare già nel prossimo incontro tra la presidente Giorgia Meloni e le parti sociali.

Reddito di Cittadinanza al massimo per 5 anni

Secondo le indicazioni che circolano con più insistenza, la prima revisione riguarderà la durata del sussidio: finora, chi percepisce il contributo ne ha diritto fino a quando non trova un nuovo lavoro. L’idea sarebbe, invece, quella di limitarlo nel tempo, aggiungendo alla Naspi (l’assegno di disoccupazione) che dura 18 mesi, ulteriori 30 mesi di copertura, portando così a 5 anni il periodo entro il quale chi percepisce l’assegno dovrà trovare un posto di lavoro prima che termini il sussidio. Si sta valutando anche la possibilità che gli ultimi 18 mesi di questo lasso di tempo prevedano una progressiva riduzione dell’importo dell’assegno.

Lega: un sistema di “interruzioni” della misura e un percorso di politiche attive

Più articolata la proposta della Lega che vorrebbe sospendere il reddito di cittadinanza dopo 18 mesi a far entrare i percettori della misura in un percorso di politiche attive (corsi di formazione, ecc.) che li possano aiutare e venire reinseriti nel mondo del lavoro. Durante questo periodo il cittadino potrebbe essere sostenuto economicamente dal Fondo sociale europeo. Dopo 6 mesi di formazione, ogni contributo verrebbe sospeso per 6 mesi, ai termine dei quali, se la persona si trova ancora senza lavoro potrà chiedere di nuovo il Reddito di Cittadinanza, che gli sarebbe concesso per una durata massima di 12 mesi, ma con una decurtazione del 25% dell’importo. Terminato anche questo anno, durante il quale sono previsti ulteriori corsi di formazione, il sussidio verrebbe nuovamente sospeso per altri 6 mesi prima che possa venire inoltrata una nuova, e ultima, richiesta per un Reddito di Cittadinanza della durata massima di 6 mesi e di un importo decurtato di un ulteriore 25%.
Tutto questo meccanismo, però, decadrebbe dopo anche solo un rifiuto di una proposta di lavoro “congrua” al soggetto che percepisce il sussidio.
Queste, al momento, le ipotesi in discussione. Che probabilmente non saranno le ultime delle quali si discuterà prima che una decisione definitiva venga presa in merito al futuro del Reddito di Cittadinanza.