Psicologia dell’Adozione. Come si gestisce il distacco dal minore tra il primo e il secondo viaggio?

Nell’Adozione Internazionale, in alcuni paesi, i genitori adottivi devono affrontare una separazione difficile dal loro figlio tra il primo e il secondo viaggio. Ecco alcuni suggerimenti per mantenere il contatto, dare sicurezza e preparare il futuro

Quando si parla di attesa si intende per lo più quel tempo indefinito, vuoto o sospeso, che anticipa l’abbinamento o l’incontro con il proprio figlio. Ma c’è anche un’attesa che se vogliamo è quasi crudele, ovvero l’attesa di poter “vivere finalmente e definitivamente come una vera famiglia”, dopo che ci si è incontrati, conosciuti, sanciti nella reciproca appartenenza.
Stiamo parlando dell’attesa che si genera a causa della separazione tra il primo e il secondo viaggio (o a volte anche il terzo), in quei paesi che prevedono questa procedura.
Questo tempo di attesa, questa lontananza e distacco sono sicuramente duri per la coppia, ma soprattutto per il bambino, che avendo già l’esperienza dell’abbandono, può viverli con angoscia e incertezza.
Un bambino la cui fiducia è stata minata farà difficoltà a credere che i genitori torneranno davvero. È quindi importante mantenere con lui un filo, per far sentire che i genitori esistono pur lontani, e che lui è sempre nella loro mente. Laddove è consentito può essere utile effettuare delle videochiamate, inviare foto o video, far sentire la voce.

Il senso della prevedibilità

È importante anche creare una scansione del tempo che possa dare al bambino il senso della prevedibilità, per non sentirsi in balia. Con un bambino molto piccolo potrà essere utile rappresentare con delle vignette le tappe successive dal momento i cui i genitori rientrano in Italia al momento del ricongiungimento, in cui andranno definitivamente a prenderlo (in una scena il saluto, in un’altra i documenti, la preparazione della cameretta, il ricongiungimento…).
Se il bambino è più grande è utile raccontare i vari passaggi che stanno avvenendo nel lasso di tempo, dando la sensazione di step successivi e concreti fino al secondo viaggio.

Alcune esperienze dei genitori adottivi

Può essere utile favorire la rappresentazione concreta del futuro per dare ai bambini la certezza della successiva vita insieme. Ricordo, per esempio, la lunga attesa di un anno tra il primo e il secondo viaggio nell’adozione di due bambini ad Haiti.
I genitori fecero prendere ai bambini delle lezioni di italiano mentre erano ancora in istituto, le quali diedero loro la certezza che sarebbero venuti davvero in Italia.
Si possono anche lasciare piccoli regali o oggetti condivisi durante il primo viaggio. Va comunque valutato di volta in volta, perché questi potrebbero suscitare le invidie di compagni di istituto con conseguenti attacchi o ritorsioni.
Fu un bambino di un paese dell’est Europa a chiedere ai genitori di riportare con loro in Italia i regali che gli avevano donato, affinché l’attendessero nella sua cameretta dopo il secondo e ultimo viaggio. Sentiva che sarebbero stati più al sicuro, ma era simbolicamente come consegnare in anticipo una parte di sé.
È, infine, importante accertarci come questa separazione è stata spiegata al bambino dal personale educativo dell’istituto.
Se il bambino ha informazioni errate o parziali aumenta la sua confusione.
L’obiettivo è quello di dare al bambino il più possibile certezze, chiarezza, prevedibilità, facendolo sentire partecipe di un percorso e non in balia di una attesa passiva e indefinita.

Dott.ssa Monica Tomassoni, psicologa di Amici dei Bambini