#BAMBINIxLAPACE. Le storie dei profughi ucraini in Moldova: conosciamo Svetlana e le sue sfide

Grazie al progetto di adozione a distanza #BAMBINIxLAPACE, nonostante le difficoltà linguistiche e culturali, una madre ucraina ha scelto di iscrivere i suoi tre figli in una scuola moldava, per garantire loro un’educazione di qualità e un futuro migliore. Leggi la sua storia

“Un genitore che vuole bene ai suoi figli, prima di tutto si occupa della loro educazione, restando consapevole del ruolo della scuola e dell’importanza della comunicazione con i pari in ambiti sicuri e adatti alle loro esigenze di crescita. Dopo l’educazione che il bambino riceve in famiglia, la scuola è una tappa successiva che non deve mancare per niente dal suo percorso di sviluppo”.
Questa è la convinzione di Svetlana, una madre ucraina, che è riuscita ad iscrivere tutti i suoi tre figli in una scuola moldava a pochi giorni dall’arrivo nel Paese.
Contrariamente agli altri genitori ucraini che, per motivi facilmente da capire, hanno preferito per i loro figli la scuola on-line o l’homeschooling ad una scuola con partecipazione fisica, in cui si insegna in russo però, Svetlana ha giocato tutte le sue carte, facendo frequentare i suoi figli una scuola moldava, che è una delle istituzioni dotate di tutto lo strumentario necessario da Amici dei Bambini.
“La sfida è stata molto salata” – racconta – “ma anche così, sono convinta di aver fatto la scelta migliore, sia per i bambini, sia per noi adulti che, una volta inseriti i figli nel processo educativo, abbiamo potuto tornare alla normalità, cioè trovare un lavoro e continuare la vita senza rimanere dipendenti dagli aiuti umanitari”.
Svetlana, come tanti altri suoi connazionali parlano con riconoscenza della Moldova e del suo popolo che, sin dai primi giorni di accoglienza dei profughi ucraini, ha continuato a condividere e ad assicurare il benessere di coloro che ancora stanno arrivando.
“… Ma la dignità è un’altra cosa”, opina Svetlana, sostenendo che a quasi due anni di permanenza in una casa che ti ha aperto le porte, non si è più né profugo, né ospite. Si è, cittadini responsabili e rispettosi. Proprio per queste ragioni, Svetlana ha insistito che i suoi bambini imparassero la lingua romena e partecipassero ai corsi adempiendo agli obblighi scolastici parimente agli studenti moldavi, ormai diventati amici dei suoi figli.
Di grande aiuto è stato il Centro Risorse Educazionali (EduTechLab) che accoglie bambini ucraini e moldavi, proponendo loro attività di sviluppo e ricreazione in una maniera ricreativa, divertente ed efficiente.

Una nuova vita

In Ucraina, Svetlana lavorava come commessa, perciò non ha avuto difficoltà a trovare un lavoro simile in Moldova. Suo marito si è facilmente integrato nel settore delle costruzioni. Nonostante gli stipendi modesti, Svetlana è contenta che alla cenna si raduna tutta la famiglia e che prima di coricarsi al letto i bambini ricevono il bacino della buona notte sia dalla mamma, che dal papà. Ma non è stato sempre così. Se nel caso dei due genitori i ritmi sembravano ripresi, invece per i piccoli “il grande cambiamento” era ancora all’inizio. La differenza di contenuto nelle materie scolastiche, i nuovi compagni, la nuova abitazione (vivono in cinque in una stanza di appena 30 m.q.), la nuova scuola con regole ed esigenze del tutto nuove… la nuova lingua – “una tortura” che, alle dette della madre, ogni mattina diventava più grande ed “impossibile da gestire senza gridi e minacce.” Al tutto si aggiungeva l’età preadolescenziale ed il trauma della guerra che ha lasciato impronte molto forti nei bambini di 8, 10 e 12 anni.
“Il più capriccioso, oppositivo e a volte anche violento è stato il figlio di 10 anni. So che più di una volta ha fatto piangere i suoi professori e li ringrazio di tutto cuore per non aver mollato, per la loro attenzione e cura che hanno dimostrato sempre nei confronti dei miei bambini e degli altri ragazzi rifugiati.” – racconta Svetlana.

Lezioni a scuola e fuori scuola

Spinta dalla disperazione, la madre si è vista costretta a tornare in Ucraina, portando con sé i figli più grandi, mentre la piccola era rimasta in Moldova con il padre.
Appena arrivati in Ucraina si sono capitati in mezzo ad un attacco missilistico.
“Sirene che urlavano, gente che correva per nascondersi negli spazi sotterranei strapieni, umidi, sporchi, con odori insopportabili, servizi che mancano del tutto nella nostra zona, perché è la più bombardata… e la paura che è diventata parte della vita quotidiana di chi è rimasto nella città. È stato questo il quadro della nostra Patria che abbiamo ritrovato dopo un anno. Stranamente, ma è forse, grazie a questo quadro orrendo che ho potuto ricuperare mio figlio. Passato lo choc, con il rientro in Moldova, era un altro bambino. Anzi, si è dichiarato felice perché sta bene e in pace, perché a scuola può frequentare un centro risorse come questo, può stare in un banco pulito, ha una sedia ergonomica, altro che le pietre fredde e sporche del nascondiglio sotterraneo (…) per lui è stata una lezione molto dura, ma credo che anzitutto sia stato un insegnamento per la vita”.

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Serve ancora il sostegno di tutti per venire incontro ai tanti bisogni delle donne, mamme e famiglie colpite dal conflitto. Chiunque può dare il suo contributo attraverso una donazione “una tantum” sostenendo il progetto di adozione a distanza dei bambini e le famiglie ucraine, per dare continuità agli interventi che l’associazione compie ogni giorno nel contesto dell’iniziativa #BAMBINIXLAPACE. Clicca QUI per partecipare.