Consiglio di Stato: no all’obbligo di mascherina in classe se lo studente presenta problemi di ossigenazione

Alla minore non può essere imposto l’uso del DPI per la durata delle lezioni, essendo il pericolo di affaticamento respiratorio troppo grave e immediato.

Alla studentessa minorenne che abbia certificato problemi di ossigenazione dovuti all’uso prolungato della mascherina durante le lezioni, l’utilizzo del DPI non può essere imposto, “essendo il pericolo di affaticamento respiratorio – in mancanza di una costante verificabilità con saturimetro – troppo grave e immediato, né ovviamente si può ipotizzare una sospensione, sino alla decisione cautelare del T.A.R., del diritto costituzionalmente tutelato della giovane allieva di frequentare il corso scolastico”

Così si legge nel decreto n. 304 del 26 gennaio 2020 emesso dalla terza sezione del Consiglio di Stato a firma del Presidente Franco Frattini.

La vicenda

La studentessa minorenne di una scuola lamenta problemi di ossigenazione a causa del costante utilizzo della mascherina durante le lezioni. I genitori protestano con la dirigenza scolastica senza ottenere alcun risultato. Così, riporta La nuova Bussola Quotidiana, decidono di presentare ricorso al Tar per far valere le ragioni della figlia.

I magistrati dispongono quindi che l’Avvocatura dello Stato produca la documentazione necessaria a dimostrare la necessità dell’utilizzo costante della mascherina in aula, dal punto di vista medico-scientifico, ma la relazione depositata da parte del Ministero della Salute, si legge sul web magazine: “non dà nessuna giustificazione dell’obbligo, ma addirittura  cita un inciso dell’organismo di controllo sulla sanità pubblica statunitense Cdc, Centers for disease control and prevention, in cui si afferma chiaramente che con l’opportuno distanziamento in classe, l’utilizzo della mascherina può non essere obbligatorio ma semmai raccomandato”.

I giudici del Tar decidono a questo punto di disporre un rinvio dell’udienza per permettere all’Amministrazione di fornire ulteriori prove, ma i genitori della ragazza non ci stanno e decidono di adire il Consiglio di Stato, il quale accoglie l’istanza cautelare presentata e decreta la sospensione dell’esecutività del Dpcm per quanto concerne l’obbligo dell’alunna di indossare la mascherina durante l’orario scolastico.

La decisione del Consiglio di Stato

 Il difetto di ossigenazione lamentato dalla minore infatti, si legge nel decreto è “documentato con certificati medici”. Inoltre “nella classe frequentata dalla minore, non risulta – o comunque dagli atti non risulta – essere disponibile neppure un apparecchio di controllo della ossigenazione – saturimetro, strumento di costo minimo e semplicissima utilizzabilità in casi come quello prospettato, ad opera di ogni insegnante, per intervenire ai primissimi segnali di difficoltà di respirazione con DPI da parte del giovanissimo alunno” sottolineano i giudici del Consiglio di Stato. Inoltre,  “l’Amministrazione non ha ancora depositato agli atti, innanzi al T.A.R. Lazio, i documenti che il primo giudice aveva ordinato di produrre entro il termine di 15 giorni, ampiamente decorso”.

 Non essendo possibile imporre alla minore, sino alla decisione del Tar, l’utilizzo della mascherina in aula, né obbligarla a non frequentare le lezioni, il Consiglio di Stato ne ha così sospeso l’utilizzo. Una decisione destinata ad aprire le porte a nuovi e diversi scenari.