tribunale di livorno

Fine vita. Diritto o condanna? L’11 luglio un seminario a Roma

Griffini (Ai.Bi.) sugli ultimi orientamenti giuridici: “Avvolti da cultura di morte”

tribunale di livornoQuello al cosiddetto “fine vita” è un diritto o una condanna? Mentre da Parigi giungono le notizie sulla sorte del tetraplegico Vincent Lambert è stato costretto a una lenta agonia, non venendo alimentato dallo scorso martedì, il Libero Coordinamento Intermedio Polis Pro Persona organizza a Roma un seminario, che si terrà giovedì 11 luglio a partire dalle 15 nella Sala Apollo di Palazzo Maffei Marescotti, in via della Pigna 13A, che tratta proprio questi argomenti.

Il titolo è, per l’appunto, “’Diritto’ o ‘condanna’ a morire per vite ‘inutili’? – Il Servizio Sanitario verso la ‘cultura dello scarto’ dopo l’ordinanza 207/18 della Corte costituzionale pro eutanasia?”. Di primo piano i relatori: ci saranno Alfredo Mantovano, magistrato e vicepresidente del centro studi Livatino, Assuntina Morresi, del Comitato nazionale di bioetica e docente dell’Università di Perugia oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giancarlo Giorgetti. La manifestazione vede l’adesione di diverse realtà associative, tra cui anche Ai.Bi. – Amici dei Bambini.

Il momento di riflessione prende le mosse, come si evince dal titolo, dalla decisione della Consulta sul cosiddetto “caso Cappato”: all’udienza del 23 ottobre 2018, la Corte Costituzionale, chiamata a decidere sulla legittimità dell’articolo 580 del codice penale nel caso del politico radicale Cappato, che nel 2017 aveva accompagnato in Svizzera per il suicidio assistito Fabiano Antoniani, il dj divenuto tetraplegico in seguito a un grave incidente, “rilevato che l’attuale assetto normativo concernente il fine vita lascia prive di adeguata tutela determinate situazioni costituzionalmente meritevoli di protezione e da bilanciare con altri beni costituzionalmente rilevanti”, al fine di “consentire in primo luogo al Parlamento di intervenire con un’appropriata disciplina” ha deciso di rinviare la trattazione della questione di costituzionalità dell’articolo 580 codice penale all’udienza del 24 settembre 2019. Pochi giorni dopo, il 16 novembre, la Corte Costituzionale pubblicava l’ordinanza 207 del 2018 e un comunicato stampa allegato, in cui si sosteneva che se “non è, di per sé, contrario alla Costituzione il divieto sanzionato penalmente di aiuto al suicidio”, tuttavia “occorre considerare specifiche situazioni, inimmaginabili all’epoca in cui la norma incriminatrice fu introdotta, ma portate sotto la sua sfera applicativa dagli sviluppi della scienza medica e della tecnologia, spesso capaci di strappare alla morte pazienti in condizioni estremamente compromesse, ma non di restituire loro una sufficienza di funzioni vitali (…) Il riferimento è, più in particolare, alle ipotesi in cui il soggetto agevolato si identifichi in una persona affetta da una patologia irreversibile e fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, che trova assolutamente intollerabili, la quale sia tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale, ma resti capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Si tratta, infatti, di ipotesi nelle quali l’assistenza di terzi nel porre fine alla sua vita può presentarsi al malato come l’unica via d’uscita per sottrarsi, nel rispetto del proprio concetto di dignità della persona, a un mantenimento artificiale in vita non più voluto e che egli ha il diritto di rifiutare”.

“La cultura di morte che avvolge questo orientamento giuridico – è il commento del presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, Marco Griffini – è la più lampante manifestazione della totalizzante ideologia nichilista che avviluppa la nostra società. Un’ideologia in cui il diritto alla libera scelta del singolo, dell’individuo, è l’unico faro per normare, regolare, dirigere la vita di milioni di cittadini. Vi è, in questo orientamento, la stessa furia ideologica che si riscontra, ad esempio, nelle carte emerse dal processo di Bibbiano: una furia ideologica che, nel nome del capriccio individuale, mira e aspira con tutte le sue forze ad attaccare quello che è l’unico e vero nucleo fondante della società, la famiglia.