Da gennaio 2022 via all’aumento delle pensioni dell’1,7%

C’è l’ok definitivo per l’adeguamento degli assegni pensionistici a partire da gennaio 2022: +1,7% per chi riceve fino a 4 volte il valore della pensione minima.

Con un decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, pubblicato in Gazzetta Ufficiale a fine novembre, il governo ha fissato il tasso di adeguamento all’inflazione dei trattamenti pensionistici da applicare a partire dal primo gennaio 2022.
La rivalutazione massima dell’assegno, dettata dalla necessità di compensare l’incremento dei prezzi, è fissata all’1,7%.

Aumento pensioni dell’1,7% ma non per tutti

L’aumento, però, non sarà uguale per tutti, ma verrà modulato secondo un sistema “a scaglioni”. Chi riceverà l’incremento pieno dell’1,7% sono le pensioni fino a 4 volte il minimo, ovvero 2.062 euro.
Le pensioni superiori a questa cifra e fino a 2.577 euro riceveranno una rivalutazione piena per lo scaglione fino a 2.062 euro, e dell’1,53% per la parte eccedente.
Il sistema prosegue in maniera analoga anche per le pensioni di importo superiore a 2.577, che vedranno una rivalutazione dell’17% per lo scaglione fino a 2.062, dell’1,5% da 2.062 a 2.577 e dell’1,275% per la restante parte eccedente.
Calcolatrice alla mano, una pensione di circa 2 mila euro lordi al mese dal primo gennaio 2022 godrà di un aumento di 34 euro lordi. Salendo a 2.500 euro, l’aumento si attesta intorno ai 42 euro al mese (si parla sempre di cifre lorde).
Come sottolineato da Il Sole 24 Ore, l’adeguamento riguarderà anche le pensioni minime, il cui importo salirà a 524,34 euro mensili dagli attuali 515,58; mentre per l’assegno sociale la rivalutazione sarà di circa 8 euro, per una cifra mensile che passa dagli attuali 460,28 euro a 468,10.

Inspiegabile stop al taglio delle “pensioni d’oro”

È vero, non si tratta di aumenti particolarmente significativi, da qui la protesta di chi fa notare la perdita del potere d’acquisto degli assegni INPS da quando i trattamenti pensionistici non sono più agganciati agli aumenti contrattuali dei lavoratori in attività, come avveniva fino al 1992, ma solo all’indice dell’inflazione.
Alla luce di tutto questo, stride ancora di più la decisione del Governo, piuttosto inspiegabile nelle sue ragioni di fondo, di eliminare il contributo di solidarietà per le pensioni superiori ai 100.200 euro l’anno: alle cosiddette “pensioni d’oro”, infatti, da gennaio 2022 non verrà più applicato il contributo di solidarietà che ne tagliava in misura percentuale l’importo.