Le riaperture del 26 aprile: il rischio della 4° ondata della prossima estate

Il Governo ha annunciato di procedere verso una graduale riapertura dal 26 aprile, a partire dalla scuola. Ma gli esperti lanciano l’allarme: rischiamo la risalita dei contagi e di “giocarci l’estate”

“Rischio ragionato”. È questa l’espressione usata da Mario Draghi per spiegare il perché della decisione di avviare una graduale riapertura, a partire dal 26 aprile, con la scuola, nelle prossime settimane.
Parole pronunciate con cautela e una certa fermezza, ma che hanno inevitabilmente fatto subito scattare l’allarme tra diversi analisti e virologi.

Riaperture 26 aprile: un azzardo che pagheremo caro

Tra i primi a reagire c’è stato Andrea Cristanti che ha giustamente evidenziato come l’espressione usata dal premier sia evidentemente politica. “Il rischio – ha dichiarato all’Huffington Post – è dato da due componenti: la probabilità e l’intensità del rischio. Per la prima sappiamo già che i contagi aumenteranno e non è una probabilità, con le riaperture accadrà questo”. L’unico deterrente che potrebbe evitarlo sarebbe una campagna vaccinale “a tamburo battente”, ma si sa bene come sia difficile che ciò possa avvenire nel breve termine.

Ancora più critico il matematico del CNR Giovanni Sebastiani, il cui parere è stato raccolto da Il Fatto Quotidiano: “Né rischio calcolato, né calcolato male”. Solo certezze, ovvero che le decisioni del Governo sulle riaperture faranno tornare a salire i contagi e “nel giro di tre-cinque settimane ci costringeranno a nuove chiusure”.

Il nocciolo della questione è che quanto sta accadendo oggi non è molto diverso da quanto successo nei mesi scorsi: chiusure, calo dei contagi (che, questa volta, è anche meno marcato), riaperture, ripresa della curva dei contagi.
La sostanziale diversità sono i vaccini, ma, prosegue Sebastiani: “Questa strategia non sarà in grado di incidere su una risalita dei contagi che avremmo potuto evitare”.

Riaperture 26 aprile: Decisione politica, c’è bisogno del buon senso di tutti

Un po’ meno duro è il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, da inizio pandemia una della voci più attente e indipendenti sul fronte “dati” riguardanti il Covid. Anche lui, intervenendo ai microfoni di Radio Cusano Campus, ha affermato che se le riaperture saranno intesi come un “liberi tutti, la situazione a metà maggio peggiorerà”. Perché “La circolazione del virus è ancora molto rilevante, e se dovesse ripartire la curva rischiamo di giocarci la stagione estiva“.

Anche Cartabellotta concorda sul fatto che “rischio ragionato” sia un’espressione politica, non scientifica, sottintendendo che i dati, per quello che mostrano, non suggerirebbero di riaprire, ma che la politica è giusto anche “faccia le sintesi tra l’andamento della pandemia, il diritto alla salute e la libertà dei cittadini”.