Adozione internazionale. L’Oblio oncologico vale solo in Italia?

Le norme sull’oblio oncologico sono state recentemente approvate in Italia con una votazione alla Camera. Ma quali sono le differenze negli altri Paesi?

Come recentemente abbiamo segnalato, la Camera ha recentemente approvato le norme sul cosiddetto “oblio oncologico”.
Il documento definisce il diritto, in Italia, delle persone guarite da un tumore a non fornire informazioni sulla loro malattia passata e non venire discriminate nell’accesso ai servizi finanziari e assicurativi, nonché nelle procedure di Adozione di minori.
In particolare, l’articolo 4 definisce le nuove disposizioni che prevedono che “le indagini concernenti la salute dei richiedenti non possono riguardare la diagnosi di patologie oncologiche dopo la guarigione, qualora siano trascorsi dieci anni dalla conclusione del trattamento terapeutico, ovvero cinque anni per i pazienti per i quali la diagnosi sia stata formulata prima dei diciotto anni di età”.

L’oblio oncologico all’estero

Essere malato di tumore o anche solo essere stato malato di tumore nel corso della propria vita può, se non pregiudicare, certamente ostacolare la possibilità di diventare genitori tramite l’adozione internazionale.
Le autorità centrali dei Paesi di origine dei minori, in fase di valutazione dei dossier degli aspiranti genitori adottivi, vogliono assicurarsi che i “loro” bambini vengano dati in adozione a coniugi le cui aspettativa di vita o anche solo le cui capacità genitoriali non siano condizionate da una malattia già nota.
Nella maggior parte dei casi non viene vietata a priori l’adozione quando uno dei coniugi è affetto da un tumore ma le autorità procedono a richiedere integrazioni e certificati in grado di dare loro tutte le garanzie del caso.
A prescindere dalla documentazione fornita, inoltre, anche se non può essere dichiarato ufficialmente non è raro che ai fini di un abbinamento ad una coppia dove uno dei due coniugi è affetto da un tumore venga preferita una coppia “sana”.
In Federazione Russa, per legge, coppie affette da malattie oncologiche non possono adottare.
Purtroppo non mancano gli ostacoli anche per i coniugi che dopo avere combattuto con un tumore nel corso della propria vita risultano clinicamente guariti. Molte autorità dei Paesi di origine dei minori non vogliono correre il rischio che ci possa essere una recidiva della malattia. Anche in questo caso, dunque, vengono spesso richiesti pareri (e rassicurazioni) da parte di oncologi che, comprensibilmente, non potranno mai assicurare al 100% che un tumore non possa ricomparire negli anni a venire.
Se alcuni Paesi evitano totalmente qualsiasi forma di discriminazione anche nel caso in cui in una coppia ci sia uno solo dei due coniugi malato di tumore o che è stato malato di tumore (è il caso della Cina o della Colombia), altri rendono l’adozione una vera e propria via crucis. Tra i casi più eclatanti ancora una volta va citata la Federazione Russa dove per potere adottare chi è stato malato di tumore deve attendere di essere guarito da almeno 10 anni.

Informazioni e domande sull’adozione internazionale

Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it