spese università, scuola, mediche, sport e affitti fuori sede

L’Italia del 2100? Un Paese dimezzato. E così il resto del mondo “sviluppato”. Che sarà più povero

Il drammatico risultato di anni di campagne che hanno esaltato la “sterilizzazione” della società

spese università, scuola, mediche, sport e affitti fuori sedeL’Italia del 2100? Un Paese di appena 28 milioni di abitanti. Meno della metà di quelli attuali. A prevedere questo futuro a tinte fosche è una ricerca americana, realizzata dall’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington, il cui studio è stato pubblicato dalla rivista scientifica The Lancet e che prevede infatti per la fine del XXI secolo un calo generalizzato della popolazione mondiale con ben 23 paesi, tra cui appunto l’Italia, che vedranno più che dimezzato il numero degli abitanti. Una prospettiva che richiede una riorganizzazione complessiva della struttura sociale mondiale e, soprattutto, una revisione dell’impianto ideologico alla sua base.

Italia del 2100: un Paese dimezzato. Ma non l’unico

Naturalmente non solo l’Italia soffrirà per questa situazione: il Giappone scenderà da 128 milioni di abitanti a meno di 53, la Spagna da 46 a 21,5, la Corea del Sud da 52,7 a 24,7. E questi sono dati che tengono comunque conto dei flussi migratori, a ulteriore riprova che l’immigrazione, da sola, non basta a risolvere un problema comune a tutto il mondo cosiddetto “sviluppato”, che entra in profondità nel contesto sociale e culturale.

In una situazione di questo tipo, naturalmente, le sfide da affrontare saranno molteplici. Chi pagherà le pensioni? E le tasse? E come potrà l’economia, già ampiamente squilibrata e disfunzionale, continuare a funzionare? La prospettiva è quella di un futuro di povertà, tensioni sociali e instabilità. Eppure a lungo, secondo una prospettiva malthusiana, si è spiegato come il problema di quasi tutti i mali del pianeta Terra fosse l’eccesso di popolazione. Il risultato di questa visione del mondo sono state le varie campagne di esaltazione delle misure per “sterilizzare” la società: aborto, contraccezione, anche l’eutanasia. Misure anti-vita, propinate sempre e comunque come scelte di libertà.

Di pari passo si è fatta largo e ha trovato applicazione un’ideologia economica intrisa di darwinismo sociale per cui la competizione individualista, a discapito di una struttura sociale comunitaria, è stata sempre promossa come l’ottimale in vista di una “crescita” che sembrava non dovesse avere mai fine.

Ebbene, oggi iniziamo a pagare in tutta la sua drammaticità questa situazione: non si fanno più figli per risparmiare, per egoismo, per “libertà”. Il risultato è un mondo più povero e, per questo, sempre meno libero. Un mondo che produce isolamento e che si sta condannando, senza voler invertire la rotta, all’estinzione.