Bambini in alto mare

Primo corso di formazione all’affido per le famiglie di Lampedusa

Continua senza sosta l’impegno di Ai.Bi., Associazione Amici dei Bambini, verso i minori stranieri non accompagnati, attualmente accolti in condizioni disperate nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa. Grazie all‘accordo stipulato tra il Comune dell’isola e Ai.Bi. si terrà il primo corso di formazione ai lampedusani, disposti ad aprire le loro case ai bimbi profughi.

Interni ridipinti dal personale di Leroy Merlin: la casa di accoglienza di Messina è pronta, mancano solo i minori.

Sulla scia dell’entusiasmo suscitato qualche tempo fa dall’iniziativa “Volontari per un Giorno” (grazie al quale fu possibile risistemare la Casa famiglia di Ai.Bi. a Cesano Boscone), Leroy Merlin si è mobilitata nuovamente per sostenere il progetto “Bambini in Alto Mare”, attivando il personale del punto vendita di Catania per rifinire gli interni del nuovo centro di accoglienza di Ai.Bi..

“Perché teniamo minori e donne in condizioni disumane, quando ci sono strutture pronte ad accoglierli?” Una domanda a cui nessuno finora ha risposto

All’indomani della tragedia del naufragio di Lampedusa, Laura Boldrini aveva dichiarato: “Nulla dovrà più essere come prima!”. Purtroppo tutto è ancora come prima. La domanda che le rivolgiamo è: fino a quando? Ci appelliamo al presidente della Camera: i tanti anni di attività come portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) la renderanno più sensibile ai temi drammatici dell’emergenza Misna?

Patriarca (PD): «Noi parlamentari andremo al centro di accoglienza di Lampedusa per tirare fuori i bambini da lì!»

Non basta indignarsi di fronte alle morti annunciate dei profughi che- in fuga da guerre, sofferenze, persecuzioni- continuano a sbarcare sulle nostre coste. Occorre trasformare i facili sentimenti di commozione in azioni concrete. Ne è convinto il deputato Edoardo Patriarca (PD), che sottolinea la necessità di un confronto nazionale sul tema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati.

Per terra, su materassi sporchi e senza coperte: così vivono i bambini nel Centro di Primo Soccorso a Lampedusa

Costretti a dormire su materassi sporchi, senza lenzuola né coperte, nel freddo della notte, senza il rispetto delle più elementari norme igieniche. Ospitati per terra, come animali. E’ la condizione di oltre 200 bambini (e 600 adulti), denunciata dagli operatori di Terre des Hommes. Vivono in questo modo disumano nel Centro di Primo Soccorso di Lampedusa: uno spazio che può ospitare fino a 250 persone e oggi ne accoglie 800, fra cui anche dei neonati.

Emergenza sbarchi: firmato accordo fra Comune di Lampedusa e Ai.Bi. per l’accoglienza familiare dei minori stranieri non accompagnati

Solo nella notte tra il 24 e il 25 ottobre sono stati 800 i migranti soccorsi nel Canale di Sicilia in diverse operazioni. Che vanno ad aggravare una situazione già critica. I centri di accoglienza scoppiano: da Lampedusa a Porto Empedocle, da Salina Grande al centro di Milo a Trapani, il copione non cambia. Centinaia i migranti che dormono a cielo aperto. Tanto che il Viminale ha chiesto al prefetto di Agrigento di cercare case dei privati da adibire a centri di accoglienza.

Canale di Sicilia: soccorsi altri 800 migranti nella notte. Il Governo cerca case dai privati

Continuano incessanti gli sbarchi nel Canale di Sicilia. Quattro interventi di soccorso nella notte, tratte in salvo centinaia di persone. Ieri altri 127 eritrei arrivati a Lampedusa, dove la tensione è altissima e i superstiti dei naufragi attendono di essere trasferiti da oltre venti giorni. I centri di accoglienza sono al collasso in tutta la Sicilia.

Il Vescovo di Noto alla sua comunità: “I profughi sono nostri fratelli. Accogliamoli ”

Forte, chiaro e senza mezzi termini. È l’appello che il Vescovo di Noto, Antonio Staglianò, rivolge ai preti della sua diocesi: tradurre nella pratica l’invito di Papa Francesco ad aprire “con coraggio i conventi chiusi alla solidarietà”, per accogliere i fratelli profughi che sono sbarcati in queste ultime settimane sulle nostre coste.

Emergenza profughi: sbarcano sempre più bambini, ma le famiglie affidatarie restano in lista di attesa. Uno spreco di tempo e di risorse sulla pelle dei più piccoli

Da una parte aumenta il numero di minori sbarcati sulle coste italiane. Dall’altra cresce il numero di famiglie disponibili ad accoglierli. Eppure non si riesce a toglierli immediatamente da strutture provvisorie, centri di prima accoglienza e comunità educative. L’ emergenza richiedeva la creazione di una cabina di regia che ancora non c’è. 

Kyenge: “Il tavolo di coordinamento c’è e ha sempre lavorato”. Griffini (Ai.Bi.): “Allora perché ci sono così tanti minori soli nei centri di accoglienza?”

“Ci stiamo lavorando”. Così il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge risponde alla richiesta di Amici dei Bambini della istituzione di una immediata “cabina di regia” per coordinare le attività nell’emergenza Lampedusa. Per capire come lavora, se e che cosa sta facendo – concretamente e in questa specifica emergenza – questo tavolo, Ai.Bi. ha chiesto un confronto con la ministra. Attendiamo con pazienza una risposta…

Porto Empedocle: “Su quella barca c’erano mia mamma e mio fratello. Adesso io che faccio?”

Il progetto “Bambini in alto mare” è in piena operatività. Ai.Bi. ha attivato una task force sul posto, per rispondere all’emergenza, accogliere i minori stranieri non accompagnati in famiglia e offrire subito spazi e ospitalità alle mamme sole.  Domenica 13 ottobre eravamo tra i pochi a rendere omaggio ai morti: 150 bare, arrivate da Lampedusa a Porto Empedocle, a bordo della nave Cassiopea. Era nostro dovere essere presenti.

Basta con la somma dei morti: perché non contare i minori salvati e accolti in una famiglia?

La prima telefonata è arrivata un’ora esatta dopo che sul sito era comparsa la news del progetto Bambini in alto mare. “Noi viviamo a Pistoia. Siamo disponibili ad accogliere subito!”. E’ solo la prima di diverse famiglie che già si sono messe a disposizione del piano di emergenza Ai.BiIl tam tam della solidarietà è appena cominciato. Telefonate e mail continuano ad arrivare. Una task force di operatori e volontari è attiva 24 ore su 24, la nostra missione su Lampedusa è in partenza.

Bambini in alto mare: la risposta di Ai.Bi. all’emergenza

Agire subito. Anziché parlare o discutere, scendere in campo immediatamente per alleviare il dolore dei sopravvissuti al naufragio avvenuto al largo di Lampedusa e soprattutto per affrontare l’emergenza migranti. Superano 300 i morti recuperati, è ignoto il numero dei dispersi e i sommozzatori fra le lacrime raccontano immagini terribili di mamme abbracciate ai loro figli di pochi anni, annegati insieme.

“Bambini in alto mare”: un progetto di accoglienza per le mamme sole e i minori non accompagnati. Le famiglie italiane possono fare molto

E’ ancora negli occhi di tutti la sequenza sterminata di bare nell’hangar di Lampedusa, mentre il mare restituisce di ora in ora nuovi corpi, 149 cadaveri accertati, centinaia di dispersi. “Mi viene la parola vergogna: è una vergogna” ha detto il Papa, rivolgendo un appello accorato a unire gli sforzi perché non si ripetano mai più simili tragedie.